Archivio Escursioni
Quota massima: m 1030
Dislivello complessivo: circa 250 m
Lunghezza: circa 6 km
Durata: 5,5 h
Difficoltà: Itinerario facilissimo, quasi tutto su strada asfaltata o sterrata
Note: La località Monte Croce si raggiunge dalla Val Rossa (al valico tra Cene e Leffe svoltare a destra su via Monte Croce).
Contatti: Luca Mangili 3319465986 - 035593518
Escursione facilissima, su una dorsale con belle viste sulla Val Cavallina e la media Val Seriana, anche se la cima del Monte Pler non è raggiungibile perché recintata. Boschi, prati, e cascine, una delle quali con alcuni tigli di notevolissime dimensioni.
Quota massima: 1.458 m
Dislivello complessivo: circa 600 m
Lunghezza: circa 6.5 km
Durata: 6/7 h
Difficoltà: Escursionismo facile; la salita al Corno Zuccone, pur non presentando pericolo, è un poco impegnativa; chi non si sente di affrontarla può aspettare alla base.
Contatti: Luca Mangili: 3319465896 - 035593518
Il Corno Zuccone è una caratteristica cuspide rocciosa situata nel mezzo della Val Taleggio; tutti i monti circostanti la dominano, ma dalla sua cima si gode uno splendido panorama sull’intera vallata. Dal piccolo nucleo di Reggetto si prende il sentiero CAI 152 e, nel primo tratto, si procede a fianco dei prati per poi entrare in una boscaglia sempre più densa. Si oltrepassano le formazioni rocciose del Corno dell’Acqua (a sinistra) e gradualmente si entra in una bella faggeta; si abbandona il sentiero CAI (1.350 m) per un’evidente traccia sulla destra che si snoda sul versante sud del Corno Zuccone e si inerpica alla base di un breve canalino da risalire con un minimo di attenzione; raggiunta la cresta la si segue verso sinistra, fino alla cima (1.458 m) contrassegnata un’insolita madonnina metallica. Ritornati sul sentiero CAI si oltrepassa una radura con bella vista sul dirupo occidentale del Corno Zuccone e si procede nella faggeta sempre più fitta per aggirare una modesta cima boscosa e poi scendere impercettibilmente al Prato del Taié, un vasto pascolo con alcuni rustici ormai in rovina. Il ritorno avviene sul medesimo tracciato, con una breve deviazione per ammirare una grande pozza in suggestiva posizione tra il bosco e il pascolo, con vista sul Resegone. Fioritura scarse, data la stagione, ma colori autunnali vivacissimi!
- itinerario
- il Corno Zuccone visto da Reggetto
- roccolo sopra Reggetto
- sopra Reggetto, verso il Resegone
- sopra Reggetto
- Corno Zuccone
- Corno Zuccone, verso la Grigna e lo Zucco di Maesimo
- Corno Zuccone, verso il Resegone
- Corno Zuccone
- faggeta tra il Corno Zuccone e il Prato del Taié
- Prato del Taié
- cimetta che domina il Prato del Taié, verso il Corno Zuccone
- pozza sotto il Corno Zuccone, verso il Resegone
Quota massima: 860 m
Dislivello complessivo: 160 m
Lunghezza: 10.5 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: nessuna
Note: Se il parcheggio in via Val di Tede fosse occupato, poco più avanti si parcheggia facilmente lungo la strada.
Contatti: Luca Mangili, 3319465986 - 035593518
Sabato accompagneremo gli amici dell’ABB in Val di Tede, per mostrare loro Campanula bergomensis, la nuova specie endemica bergamasca descritto solo pochi mesi fa. L’escursione è adatta a tutti, perchè molto semplice e con un dislivello modestissimo. Da Onore si risalirà per un tratto la Val di Tede, percorrendo lo sterrato che costeggia il torrente, in paesaggi e ambienti un po’ inusuali per chi non li conosce, caratterizzati da estese colate detritiche, in parte rivestite da praterie aride, ma spesso solo da poche piante pioniere. Campanula bergomensis sarà in piena fioritura, ma non dovrebbero mancare altre specie interessanti.
Difficoltà: escursionismo facile
4° giorno: Saretto – Sorgenti del Maira
Partenza ore 9:00 da Acceglio, seguiamo la Val Maira fino a Saretto (15 minuti di auto), e da qui fino alla zona umida delle Sorgenti del Maira, che è possibile esplorare, con interessanti fioriture di Dactylorhiza. Nei pressi delle sorgenti, seguendo un sentiero nel bosco limitrofo, si possono raggiungere delle curiose grotte naturali in travertino, tra le specie più rilevanti osservabile c’è Pinguicula reichembachiana, endemita alpino-occidentale e Gentiana ligustica. Possibilità di raggiungere il lago Visaisa (1.20 ore dalle Sorgenti del Maira). Rientro alle auto entro le 12:30 per un ultimo pranzo al sacco e rientrare a Bergamo.
Quota massima: 2.335 m
Dislivello complessivo: circa 550 m
Lunghezza: circa 12 km
Durata: 7/8 h
Difficoltà: escursionismo facile
3° giorno: Grange Servino (1.816 m) – Colle del Preit (2.003 m) – Rifugio Gardetta (2.335 m)
Partenza ore 8:30 da Acceglio, per arrivare alla località Ponte Marmora, da cui si segue l’omonimo vallone, fino a Grange Servino, dove si parcheggia (30 minuti da Acceglio). Si prosegue lungo la strada, che sebbene ancora asfaltata fino a Colle del Preit, è molto stretta, ma la zona è già di grande interesse, con la presenza di Viola pinnata e Viola cenisia. Proseguendo, poco prima del Colle del Preit è possibile osservare alcuni esemplari di Primula marginata (45 minuti c.a. da Grange Servino). Ora, si prosegue su sterrato fino al Rifugio Gardetta (1 ora circa), in ambiente di praterie alpine con le caratteristiche fioriture, tra cui spiccano Androsace vitaliana e l’endemico Allium narcissiflorum. Poco prima di arrivare al Rifugio sono segnalate anche due specie molto rare, Fritillaria tenella e Artemisia lanata, cui è possibile dedicare tempo alla ricerca. Possibilità di pranzare al rifugio o al sacco, successivamente è possibile proseguire l’esplorazione dell’altopiano della Gardetta, con ritrovo all’hotel per l’orario di cena concordato.
Quota massima: 2.417 m
Dislivello complessivo: circa 250 m
Lunghezza: circa 9 km
Durata: 6/7 h
Difficoltà: escursionismo facile
2° giorno: Colle Valcavera (2.417 m) – Colle Margherina (2.408 m)
Partenza ore 8.30 da Acceglio, da cui si raggiunge il Colle di Valcavera (1 ora), dove parcheggeremo. Seguiremo quindi un comodo percorso ad anello, interamente su ex strade militari, che ci condurrà, sempre restando in quota, fino alla base di Rocca la Meja, spettacolare montagna di Calcescisti, e all’omonimo lago della Meja, da cui riprenderemo il sentiero per il Colle di Valcavera. Dislivello complessivo 238 m, per circa 2.30 h di cammino, che prenderemo con molta calma per dedicarci all’esplorazione della particolare flora dei calcescisti di cui l’area è ricca, tra cui Campanula alpestris, Alyssum ligusticum, Allium narcissiflorum, Nigritella corneliana, Androsace adfinis e Berardia subacaulis. Rientro al Colle di Valcavera, e quindi all’Hotel per le ore 18:00
Quota massima: 2.285 m
Dislivello complessivo: circa 100 m
Lunghezza: circa 12 km
Durata: 5/6 h
Difficoltà: escursionismo facile
1° giorno: Colle Sampeyre (2.284 m) – Colle Bicocca (2.285 m)
Punto di ritrovo per la prima escursione è il Colle Sampeyre, alle ore 10.30 di sabato 29 giugno. Il colle dista 302 km da Bergamo, per 4 ore di auto (google maps). Imboccata l’A4, direzione Torino, si segue per Pinerolo, quindi uscita None, e direzione Saluzzo, da cui si prosegue per la Val Varaita, Sampeyre, e l’omonimo Colle a 2.284 m. ATTENZIONE: evitare la salita al Colle Sampeyre dalla Val Maira, perché molto più ripida. Possibilità di parcheggio sul Colle.
Il percorso non comporta nessuna difficoltà, presenta pochissimo dislivello e permette di esplorare le praterie sullo spartiacque tra Val Maira e Val Varaita, con superba vista sul Monviso. Da notare i numerosi esemplari di Pinus cembra nei pressi del Colle, appartenenti alla foresta dell’Alevé, la più estesa cembreta delle Alpi. Il Colle Bicocca si raggiunge in circa 2 h di comoda sterrata, che ci consentirè di osservare la flora dei pascoli, tra cui spicca Silene vallesia. Ritorno per il medesimo itinerario. Prestare attenzione lungo i tornati di salita, in quanto è segnalato il raro Delphinium dubium. Tornati alle auto, proseguiremo sul versante della Val Maira fino al paese di Acceglio, dove alloggeremo all’Hotel Londra (50 minuti da Colle Sampeyre, strada tortuosa in discesa, rientro in hotel entro le ore 18:00).
Note: A Travo, Piazza Vittorio Veneto (non segnalata da Google Maps), è poco oltre il ponte sul fiume Trebbia, lungo la srrada che sale alla Pietra Parcellara.
Contatti: Luca Mangili, 3319465986 - 035593518
Nel dolce paesaggio collinare della bassa Val Trebbia spiccano le scure cime ofiolitiche della Pietra Perduca (su cui sorge un’antichissima chiesa di origine medievale) e della Pietra Parcellara (il Cervino di Piacenza!) dalle quali si godono panorami incomparabili! Camminate brevi e tanti fiori fantastici, non mancate!
- Pietra Perduca, verso la Pietra Parcellara
- Linum campanulatum
- Himantoglossum adriaticum
- verso la Pietra Parcellara, Gladiolus italicus
- presso la Pietra Perduca, Gladiolus italicus
- Pietra Perduca
- Pietra Perduca
- Pietra Perduca
- Ophrys holosericea (lusus)
- Ophrys holosericea
- Scleranthus perennis
- Pietra Parcellara
- Pietra Parcellara
- Alyssum argenteum
- Crupina vulgaris
- verso la Pietra Parcellara
- Campanula medium
- Ophrys apifera var. chlorantha
- Melampyrum arvense
Quota massima: 1.563 m
Dislivello complessivo: circa 500 m
Lunghezza: circa 7 km
Durata: 7/8 h
Difficoltà: tratti su strade agroisilvopastorali e sentieri escursionistici
Contatti: Luca Mangili - 035593518 - 3319465986
Suggestivi tratti in densa faggeta, ampie praterie ricche di narcisi, il crinale che si snoda tra singolari cimette rocciose, una sorprendente valletta detritica e la panoramica cima erbosa ne fanno l’escursione ideale per conoscere ambienti molto diversificati e ricchi di flora. Dal centro di Fuipiano, procedendo verso Brumano, si prende a destra via Milano e, con alcuni tornanti, si sale rapidamente alla presa dell’acquedotto, dove si può parcheggiare in uno slargo (1.160 m). Da qui, su una strada agrosilvopastorale in moderata salita, si raggiungono i prati-pascoli del Pralongone (1.340 m), in bellissima posizione dominante l’intera valle; continuando sulla sterrata, in breve si oltrepassa il crinale con la Val Brembilla e si arriva a una solitaria baita presso una pozza (1.330 m); un sentiero sale al pascolo soprastante per poi puntare decisamente verso lo Zucco di Pralongone, evitandone la cima boscosa e portandosi sul crinale (1.470 m) in direzione dei Canti. Con qualche saliscendi, fra roccette, ghiaioncini e un ultimo tratto boscoso, il sentiero percorre l’antico confine tra lo Stato Veneto e il Ducato di Milano fino alla cima dei Canti (1.563 m), con amplissima vista. Dapprima nel pascolo e poi nel bosco si scende alla Bocchetta del Grassello (1.390 m), quindi al pianoro di Piazza, da cui uno sterrato riporta al parcheggio.
Tra le specie osservabili si segnalano: Acer pseudoplatanus, Adenostyles glabra, Adoxa moschatellina, Aegopodium podagraria, Anemone nemorosa, Aposeris foetida, Arabidopsis halleri, Aruncus dioicus, Atropa belladonna, Barbarea bracteosa, Bistorta officinalis, Campanula trachelium, Cardamine bulbifera, C. heptaphylla, Carex digitata, C. flacca, Convallaria majalis, Corydalis cava, Cruciata glabra, C. laevipes, Cyclamen purpurascens, Dactylorhiza maculata, Daphne mezereum, Dryopteris villarii, Erica carnea, Euphorbia amygdaloides, E. carniolica, E. dulcis, Fagus sylvatica, Gagea lutea, Galium laevigatum, Gentiana acaulis, Geranium nodosum, G, phaeum, G. pyrenaicum, G, robertianum, Globularia cordifolia, G. nudicaulis, Gymnocarpium dryopteris, G. robertianum, Helleborus niger, H. viridis, Hepatica nobilis, Homogyne alpina, Horminum pyrenaicum, Kernera saxatilis, Laburnum alpinum, Lamiastrum galeobdolon, Larix decidua, Lathyrus vernus, Leucojum vernum, Lilium martagon, Listera ovata, Lonicera alpigena, L. xylosteum, Luzula nivea, Maianthemum bifolium, Mercurialis perennis, Neottia nidus-avis, Oxalis acetosella, Paris quadrifolia, Phegopteris connectilis, Phyteuma ovatum, P. scheuchzeri columnae, Polygala alpestris, Polygonatum verticillatum, Polystichum braunii, Primula auricula, P. glaucescens, P. veris, P. vulgaris, Ranunculus bulbosus, R. carinthiacus, R. lanuginosus, Rhododendron ferruginuem, R. hirsutum, Rosa pendulina, Rubus idaeus, Rumex acetosa, Salix appendiculata, S. glabra, Salvia pratensis, Sambucus racemosa, Sanicula europaea, Saponaria ocymoides, Saxifraga cuneifolia, S. hostii rhaetica, S. rotundifolia, Scilla bifolia, Scrophularia juratensis, S. nodosa, Sesleria varia, Sorbus aucuparia, S. chamaemespilus, Symphytum tuberosum, Vaccinium myrtillus, V. vitis-idaea, Valeriana saxatilis, V. tripteris, Xerolechia speciosissima.
Quota massima: 410 m
Dislivello complessivo: circa 400 m
Durata: 3 ore di cammino + le soste
Difficoltà: itinerario escursionistico che richiede un minimo di preparazione su percorsi pietrosi e in presenza di tratti aerei
Contatti: Luca Mangili: 3319465986 - 03593518
ESCURSIONE CONGIUNTA ABB-FAB
Dopo aver percorso buona parte della sponda bresciana del lago di Garda raggiungiam Campione del Garda (65 m). Il nostro itinerario parte da questa amena località, sotto le strapiombanti pareti dell’altopiano di Tremosine. Si sviluppa tra antichi sistemi di mulattiere e cenge naturali in un’ambiente dalle essenze submediterranee, con la presenza di leccio, robbia selvatica e rosmarino, accompagnati dall’eccezionale panorama sull’alto Garda e del Monte Baldo. Dal parcheggio a pagamento nell’ex cotonificio Olcese ci dirigiamo verso l’evidente forra percorsa dal torrente San Michele che poi si getta nelle tranquille acque del lago. Il segnavia 110 risale, a tratti gradinato, l’impervia bastionata fino ad una breve galleria e alla presad’acqua della piccola centrale del cotonificio. A questo punto intersechiamo il tracciato della “Bassa via del Garda” che seguiamo a destra superando un ponte in ferro. La mulattiera, ora scavata parzialmente nella roccia calcare, ci permette di raggiungere i verdi prati e coltivi dell’altopiano. Prima dell’abitato di Pregasio lasciamo il segnavia 110 volgendo a destra col sentiero 142. L’articolato tracciato procede lungo un sentierino, sbucando sulla stradina cementata in prossimità di alcune ville, che percorriamo fino alla frazione Pieve di Tremosine (410 m). Giunti alla Terrazza del brivido è d’obbligo una sosta per un’occhiata all’eccezionale panorama. Proprio sotto la terrazza parte il segnavia 141. La mulattiera, che consentiva l’accesso al lago per la gente dell’altopiano, si tuffa letteralmente verso il suo piccolo porticciolo. Purtroppo per la scarsa frequentazione del percorso, la mulattiera è parecchio degradata e quindi richiede un minimo di attenzione nella discesa, comunque protetta in alcuni punti da corrimano di cordini. Prima di raggiungere il porticciolo sbuchiamo sulla vecchia strada che conduceva a Tremosine, dove abbandoniamo il sentiero 141 e seguiamo verso destra la strada che ci riporta senza difficoltà a Campione del Garda.
Quota massima: 707 m
Dislivello complessivo: circa 200 m
Lunghezza: circa 6 km
Durata: 6/7 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: Luca Mangili: 3319465986 - 035593518
Numerosi fattori contribuiscono a fare dell’altopiano di Esmate un’area di notevole interesse botanico. L’influsso del Lago d’Iseo, i depositi morenici testimoniati da numerosi massi erratici, le ampie porzioni di prateria arida e una copertura boschiva quanto mai varia, nonché la presenza di vasti prati da fieno dall’aspetto molto naturale, le zone rocciose e i muretti a secco offrono habitat estremamente diversificati in grado di ospitare un gran numero di specie. L’itinerario della mattinata si svolge tra il cimitero di Esmate e la chiesa di San Defendente, in panoramica posizione dominante il lago, con l’andata nei prati e nelle boscaglie esposti a Sud e il ritorno lungo il crinale; il percorso del pomeriggio prevede la facile salita al Monte Nà. Sono però possibili modifiche, in relazione alle fioriture presenti al momento.
Tra le specie più interessanti si segnalano: Acer opalus, Amelanchier ovalis, Anthyllis vulneraria, Arabis hirsuta, A. turrita, Asparagus tenuifolius, Asplenium ceterach, A. ruta-muraria, A. trichomanes, Bellidiastrum michelii, Berberis vulgaris, Betula pendula, Biscutella laevigata, Buglossoides arvensis, Calluna vulgaris, Capsella grandiflora, Carex alba, C. baldensis, C. caryophyllea, C. digitata, C. flacca, C. humilis, C. montana, Cephalanthera damasonium, C. longifolia, Convallaria majalis, Cotinus coggygria, Crepis froelichiana subsp. froelichiana, Cyclamen purpurascens, Cytisophyllum sessilifolium, Cytisus emeriflorus, C. pseudoprocumbens, C. purpureus, Erica carnea, Frangula alnus, Fraxinus ornus, Fumana procumbens, Genista germanica, G. tinctoria, Gentiana clusii, G. verna, Globularia bisnagarica, G. cordifolia, G. nudicaulis, Helianthemum italicum, H. nummularium subsp. obscurum, Helleborus niger, Hierochloe australis, Horminum pyrenaicum, Iris graminea, Lactuca muralis, Lamiastrum galeobdolon, Laserpitium siler, Lathyrus vernus subsp. vernus, Lepidium draba, Leontodon incanus subsp. tenuiflorus, Limodorum abortivum, Listera ovata, Melittis melissophyllum, Muscari comosum, M. neglectum, Myosotis sylvatica, Neottia nidus-avis, Onobrychis arenaria, Ophrys bertolonii subsp. benacensis, O. insectifera, O. holosericea, O. sphegodes, Orchis mascula, O. militaris, O. morio, O. provincialis, O. simia, Ornithogalum umbellatum, Ostrya carpinifolia, Pedicularis acaulis, Peucedanum oreoselinum, Phyteuma scheuchzeri subsp. columnae, Pinus sylvestris, Platanthera bifolia, Polygala chamaebuxus, P. nicaeensis, Polygonatum odoratum, Potentilla alba, P. tabernaemontani, Prunus mahaleb, Quercus ilex, Q. pubescens, Ranunculus bulbosus, Rhamnus saxatilis, Salvia pratensis, Saponaria ocymoides, Scabiosa graminifolia, Scorzonera austriaca, Sedum dasyphyllum, Sesleria varia, Stipa eriocaulis, Thesium bavarum, T. linophyllon, Trinia glauca, Veronica chamaedrys, V. prostrata, Viola alba, V. mirabilis, V, riviniana.
- itinerario
- prati verso il Monte Nà
- Cephalanthera longifolia
- Ophrys bertolonii subsp. benacensis
- Orchis morio e Anthyllis vulneraria
- Pedicularis acaulis
- Ophrys sphegodes
- Thesium bavarum
- Cytisophyllum sessilifolium
- Limodorum abortivum
- Onobrychis arenaria
- Orchis militaris
- Ophrys insectifera
- Ophrys holosericea
Quota massima: m 1.033
Dislivello complessivo: circa 370 m
Lunghezza: circa 7,5 km
Durata: 6/7 h
Difficoltà: escursionismo facile, per un lungo tratto su una strada agrosilvopastorale e sul tracciato CAI 571
Contatti: Luca Mangili, 3319465986 - 035593518
All’incrocio delle valli Brembana, Imagna e Brembilla, la Corna Marcia è una bellissima cima panoramica. La si raggiunge con un itinerario quasi sempre nel bosco, intervallato da belle radure; particolarmente suggestiva e ricca di fioriture è la solitaria conca sul versante settentrionale, che verrà attraversata nel ritorno. Tantissimi fiori primaverili!
- itinerario
- verso il Passo del Canto
- Petasites albus
- Daphne mezereum
- dalla cima della Corma Marcia, verso il Reregone
- distesa di Allium ursinum al Colle Moscarino
- Omphalodes verna
- Omphalodes verna
- Cruciata laevipes
- Corna Marcia
- Corna Marcia
- Arabis hirsuta
- Corna Marcia
- piccola conca tra la Corna Marcia e il Coren Gros
- verso la Corna Marcia
- sotto il Coren Gros, verso il Colle Moscarino
- sotto il Coren Gros, verso il Colle Moscarino
- sotto il Coren Gros
Quota massima: 690 m (726 m se si raggiunge la Cà Muratori)
Dislivello complessivo: circa 350 m (380 m fino alla Cà Muratori)
Lunghezza: circa 5.5 km (7.4 km fino alla Cà Muratori)
Durata: 6/7 h
Difficoltà: Escursionismo facile
Contatti: Luca Mangili: 3319465986 - 035593518
L’Oasi WWF di Valpredina è nata nel 1983 da una donazione dei coniugi Bardoneschi; nel 1985 è divenuta Riserva naturale parziale e nel 2009 è stata riconosciuta Sito di Importanza Comunitaria (SIC) per la presenza di numerose specie floristiche e faunistiche di pregio. Dal 2016 è stata designata Zona Speciale di Conservazione “Valpredina Misma”. L’area protetta si estende sul versante sud-orientale del Misma da 400 a 1.156 m di quota e comprende aree boscate, prative, habitat rocciosi e zone agricole.
Dal parcheggio di via Gaverini (340 m) si raggiunge il Centro visite dell’Oasi WWF (380 m) per essere accompagnati alla visita dell’Area didattica, che consiste un vasto parco dall’aspetto molto naturale, con specie ornamentali armoniosamente inserite nel paesaggio e una piccola zona umida; nell’area sono ospitati anche alcuni rapaci salvati dal CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) ma che putroppo non sono in condizioni di essere rimessi in libertà. Su una sterrata si sale poi alla Cà Pessina (532 m), di proprietà dell’Oasi WWF, dove si sosterà per il pranzo al sacco. In seguito si percorre un sentiero nel bosco fino all’ampia sella di Pradale (690 m) con bella vista sulla Vallogna e il Misma. Non dovrebbero esserci difficoltà ad arrivare fino alla Cà Muratori (726 m), un po’ distante ma raggiungibile con un sentiero in lievissima salita. Da Pradale, con una variante, si ritorna al Centro Visite dell’Oasi WWF e quindi al parcheggio.
Le fioriture sono quelle tipiche primaverili; nell’Oasi WWF c’è una stupefacente popolazione di Tulipa clusiana.
Quota massima: 972 m
Dislivello complessivo: circa 500 m
Lunghezza: circa 9 chilometi
Durata: 6/7 h
Difficoltà: escursionismo facile
Note: A Mediglio le possibilità di parcheggio sono molto limitate; è opportuno trovarsi a Bergamo per raggrupparsi sul minor numero di auto.
Contatti: Luca Mangili, 3319465986 035593518
L’itinerario proposto si svolge sulla dorsale occidentale del Canto Alto, assai meno frequentato di quello orientale. Dal piccolo nucleo di Mediglio (486 m, vi si sale in auto dalla Botta di Sedrina, indicazioni) si segue il sentiero per il Monte Passata (781 m) da cui in breve si raggiungono i panoranicicssimi Prati Parini (780 m circa). Si procede in direzione del Canto Alto, mantenendsi sul boscoso versante settentrionale e lasciando sulla destra la Cascina Valturba. Superato il Roccolo Fontanone il sentiero taglia in quota la Corna dell’Uomo, finché con una deviazione si scollina oltre il crinale per dirigersi alla Cascina del Bono (957 m), un complesso di rustici maltenuti ma alquanto caratteristici e in bella posizione; chi fosse tentato, con una breve salita può portarsi fin quasi alla cima della Corna dell’Uomo (972 m), irragiungibile per l’intricata boscaglia, ma da cui si ha comunque una bella vista. Si scende quindi sul versante meridionale verso la Valle del Giongo; incrociato l’evidente sentiero che proviene da Cambline, lo si segue verso destra in direzione dei Prati Parini, passando sopra il lungo e accidentato affiorammento roccioso della Corna delle Capre. In prossimità della Cascina Valturba si mantiene il largo crinale prativo e ripercorrendo in parte il sentiero dell’andata sui ritorna ai Prati Parini, da cui si scende a Mediglio con una variante che evita il Monte Passata.
Ambienti decisamente termofili sul versante esposto a Sud, soprattutto lungo il sentiero sopra la Corna delle Capre; boschi freschi mesofili sul versante settentrionale.
- iitinerario
- Mediglio
- verso la Passata
- Hepatica nobilis
- Polygala chamaebuxus
- Prati Parini, verso Cima di Menna e Pizzo Arera
- Prati Parini
- la Corna dell'Uomo dai pressi della Cascina Valturba
- Helelborus viridis
- Monte Passata
- Roccolo al Canto, dal Monte Passata
- Potentilla alba
- Cà del Bono
- presso la baita q. 880
- Sempervivum tectorum
- Carex humilis
- Polygala chamaebuxus
- presso la cascina Valturba
- Primula x tommasinii
- presso la cascina Valturba
Quota massima: 750 m
Dislivello complessivo: circa 270 m
Lunghezza: circa 5 km
Durata: 6/7 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: Luca Mangili, 3319465986 - 035593518
Facile esursione per riprendere l’attività!
Carubbo è un piccolo nucleo a monte di Zogno, in felicissima posizione fra i prati. Lo si raggiunge (a piedi) percorrendo una strada asfaltata che si dirama da quella che sale a Sant’Antonio Abbandonato (piccolo parcheggio). Dapprima su un sentiero poco battuto, poi su una vecchia mulattiera che passa sopra le famose pieghe a W di Zogno (Corna Rossa), si sale alla frazioncina di Casartelli, in posizione molto panoramica. Tornati sui propri passi, si effettua la sosta per il pranzo in un capanno abbandonato, esattamente sopra il dirupo della Corna Rossa, ma in posizione assolutamente sicura. Proseguendo nella discesa, con una deviazione si raggiunge il torrentello sottostante Carubbo, con belle cascate, pozze e un caratteristico ponticello in pietra; più avanti, nei prati, sorgono bizzarri pinnacoli rocciosi. Risaliti velocemente a Carubbo, si ritorna al parcheggio. Nei boschi fioritura STREPITOSA di ellebori, nei prati è abbondantissimo Crocus biflorus.
- itinerario
- Carubbo
- da Carubbo a Casarielli
- Helleborus niger
- cascata nella Valle di Carubbo
- le pieghe a W di Zogno (Corna Rossa)
- Crocus biflorus
- Adiantum capillus-veneris
- Carubbo
- Carubbo
- presso Carubbo
- Crocus biflorus
- Casarielli
- Helleborus niger
- sul ponte della Valle di Carubbo
- Valle di Carubbo
- presso Carubbo
- presso Carubbo
- Crocus biflorus
- presso Carubbo
- presso Carubbo
- Saxifraga petraea
- Crocus biflorus
Quota massima: 520 m
Dislivello complessivo: circa 300 m
Lunghezza: circa 7.5 km
Durata: 6/7 h
Difficoltà: Escursionismo facile
Contatti: Luca Mangili: 035593518 - 3319465986
Facile escursione lungo il crinale dei colli di Barzana e Palazzago, tra boschi, prati, vigneti, piccoli borghi e rustici spesso riadattati. La partenza è dal cimitero di Barzana (parcheggio); per evitare il ritorno su strada (trafficata!), si lasceranno una o due auto al termine del percorso in località Brughiera, per poi recuperare quelle lasciate al parcheggio di partenza.
- itinerario
- Picco Alto
- presso la Forcella di Brocchione
- vigneto lungo il crinale
- sentiero del crinale, verso la Vena
- sentiero del crinale, verso la Vena
- sentiero del crinale, verso la Vena
- verso la Vena
- presso la Vena, verso il Canto Alto
- presso la Vena
- presso la Vena
- Picco Alto, Quercus cerris
- Picco Alto
- Picco Alto
- verso Brughiera, vista sul Canto Alto
- verso Brughiera, Quercus petraea
- verso Brughiera
- verso Brughiera
- verso Brughiera
- Ilex aquifolium
Quota massima: 1.420 m
Dislivello complessivo: 350 m circa
Lunghezza: circa 6.8 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: escursionismo facile
Note: Si parte da uno slargo lungo la strada che collega Brembella a Cespedosio; dato che per chi non conosce i luoghi potrebbe essere un po' difficoltoso arrivarci, si consiglia vivamente l'appuntamento a uno dei ritrovi.
Contatti: Luca Mangili, 3319465986 - 035593518
Su un dosso panoramico di primordine, la Baita Campo è il punto d’arrivo ideale per un’escursione autunnale, con bellissime vedute su molte cime brembane; prati, pascoli, vasti lembi di faggeta e movimentati versanti rocciosi si susseguono alternando paesaggi sempre affascinanti! Nel ritorno dovrebbe esserci il tempo per una fugace visita alla chiesetta di San Giacomo, presso Brembella.
- itinerario
- Monte Cancervo
- verso il Venturosa
- faggeta
- verso il Venturosa
- Cancervo e Passo Grialeggio
- sterrato per la Baita Campo
- pianoro della Baita Campo, verso il Venturosa
- San Giacomo di Brembella
- verso la Baita Campo
- faggeta
- faggeta
- verso il Venturosa
- Monte Venturosa
- presso la Baita Campo
- presso la Baita CAmpo
- presso la Baita Campo
- presso la Baita Campo, verso i monti Zerna, Masoni, Cigola e Aga
- Brembella
- San Giacomo di Brembella
Quota massima: 1.830 m
Dislivello complessivo: circa 600 m
Lunghezza: circa 9.5 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: escursionismo facile, interamente su sentieri CAI e strade sterrate
Contatti: Luca Mangili, 3319465986 - 035593518
Facile itinerario ad anello fra i boschi e i pascoli del versante meridionale del massiccio della Presolana, spesso avvolti dalla foschia nel periodo estivo, ma solitamente tersi in autunno. Dal parcheggio (1.295 m) appena prima del Passo della Presolana, si imbocca lo sterrato con il segnavia CAI 315 che conduce al rifugio Baita Cassinelli (1.568 m); poco oltre si prende, a sinistra, il sentiero CAI 319 A (Sentiero delle capre) che, attraversa la colata detritica della Val dell’Ombra, supera una pozza per l’abbeverata e si innalza bruscamente per un centinaio di metri con alcuni tornanti, per poi proseguire per un lungo tratto in lievissima salita sul versante Sud del Pizzo di Corzene, quasi sempre in un’ariosa prateria con ampia vista sulla conca di Castione e i monti circostanti; arrivati al crinale (1.830 m circa), lo si segue in discesa e in breve si giunge al Colle della Presolana, piccolo valico dominato dal Monte Cornetto (1.786 m). Per il ritorno si segue dapprima il sentiero 319 fino ad incrociare uno sterrato che, seguito verso sinistra, passa nei pressi delle malghe Corzene e Corzenine e, infine, riporta al Passo della Presolana.
Poche le fioriture osservabili, data la stagione avanzata; saranno sicuramente presenti Colchicum autumnale, Gentianella anisodontha, Gentianopsis ciliata, Solidago virgaurea; scendendo dal Colle della Presolana, nelle nicchie delle rocce è comune Campanula elatinoides, mentre lungo lo sterrato, prima delle malghe Corzene e Corzenine, sono visibili alcuni esemplari di Pinus cembra, risalenti a rimboschimenti degli anni ’60.
- itinerario
- verso il Monte Cornetto e il Colle della Presolana
- sul "sentiero delle capre", verso il Monte Cornetto e il Colle della Presolana
- lungo il "sentiero delle capre", sul versante Sud del Pizzo Corzene
- Solidago virgaurea
- lungo il "sentiero delle capre", sul versante Sud del Pizzo Corzene
- Gentianopsis ciliata
- Monte Cornetto e Colle della Presolana
- Gentianella anisodonta
- verso il Colle della Presolana, sul "sentiero delle capre"
- verso il Colle della Presolana, sul "sentiero delle capre"
- Pizzo di Corzene, camoscio
- verso il Colle della Presolana, sul "sentiero delle capre"
- verso il Pizzo di Corzene
- verso Passo Olone, Corte, Farno, Salina e Pradella
- verso il Colle della Presolana
- verso il Colle della Presolana
- Val Gler
- presso malga Corzene
Quota massima: 1211 m
Dislivello complessivo: 200 m
Lunghezza: circa 5.5 km
Durata: 5-6 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: Luca Mangili, 035593518 - 3319465986
Escursione facilissima, che farà scoprire un luogo singolare sconosciuto ai più, con insolite formazioni rocciose tra i pini silvestri. Boschi, roccoli e bei prati nei dintorni di Fraggio.
- itinerario
- verso la Porta delle Cornacchie
- Cima di Baresi, verso la Porta delle Cornacchie
- Porta delle Cornacchie, verso le Torcole
- Porta delle Cornacchie
- Cima di Baresi
- verso la Porta delle Cornacchie
- verso la Porta delle Cornacchie
- verso la Porta delle Cornacchie
- verso la Porta delle Cornacchie
- presso Fraggio
Quota massima: 994
Dislivello complessivo: circa 550 m
Lunghezza: circa 6,5 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: escursionismo facile; il percorso è quasi interamente sul sentiero CAI 563
Contatti: Luca Mangili: 3319465986 - 035593518
Posto a circa 900 m di quota, il piccolo altopiano di Possimo è un angolo di assoluta tranquillità incuneato tra la Val Cavallina e la Val Borlezza, affascinante in ogni stagione per i suoi splendidi prati con alcune cascine e le belle viste che offre sui monti circostanti, particolarmente verso la Corna Lunga, che si presenta con un insolito profilo acuto. Al margine dell’altopiano, il Dosso del Falò (926 m) è una modestissima cima salibile in pochi minuti. Si raggiungeranno poi le cascine (994 m) sul versante del Monte Grione, in posizione panoramicissima. Le fioriture sono ancora molte! Nella Valle del Monte, proprio lungo il sentiero è presente la più ricca popolazione bergamasca di Acer opalus, specie rara e poco osservata.
- itinerario
- Il Dosso del Falò dalla Valle del Monte
- Possimo, verso la Corna Lunga
- Possimo, verso la Corna Lunga
- Valle del Monte, Strecia di Cudégn
- Possimo, verso la Corna Lunga
- Possimo, verso la Corna Lunga
- Possimo, verso la Corna Lunga
- Possimo
- Possimo
- Possimo, verso il Monte Grione
- Possimo, verso il Monte Grione
- Dosso del Falò
- Dosso del Falò
- Possimo
- Possimo
- Corna Lunga, sentiero delle Fantasme presso il bivacco degli alpini
- Valle del Monte, verso il Dosso del Falò
Quota massima: m. 2.243
Dislivello complessivo: circa 400 m
Lunghezza: circa 8 km
Durata: 5/6 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: per informazioni - iscrizione: Myriam Traini, 3382391166
Partenza ore 8:30 da Vigo di Fassa per prendere dal paese la seggiovia che ci porta al pianoro di Ciampedie (1.998 m). L’ambiente, dapprima boscoso, si apre sempre più procedendo verso il rifugio Gardeccia (sentiero CAI 640), con superba vista sul Vajolet: il rifugio si raggiunge in circa 45 minuti. Dal Gardeccia si prosegue verso il rifugio Vajolet (2.243 m), segnavia 546, con ancora 1 ora di cammino su comoda carrareccia: possibilità di pranzare al rifugio.
Grandiosa vista sulle tre torri del Vajolet. Lungo il percorso si attraversano diversi ambienti, bosco, prati e rocce in prossimità del rifugio, con possibilità di osservare pertanto una flora molto diversificata, con specie tipicamente dolomitiche come Phyteuma sieberi, Androsace hausmanni, Valeriana elongata. Ultima corsa della seggiovia ore 18:00, per cui si consiglia di partire dal rifugio Vajolet non oltre le 15:00.
Quota massima: m. 2.500
Dislivello complessivo: circa 250 m
Lunghezza: circa 5.5 km
Durata: circa 6 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: per informazioni - iscrizione: Myriam Traini, 3382391166
Partenza ore 8:30 dall’Hotel, per raggiungere a Campitello di Fassa (20 minuti di auto) la stazione della funivia del Col Rodella. Dall’arrivo della funivia (2.484 m), si può raggiungere il rifugio soprastante, con bella vista panoramica su Passo Sella, Catinaccio, Sasso Lungo e Marmolada. Da qui, si può prendere il sentiero per Punta 5 dita, dove ai primi ghiaioni è possibile trovare Gentiana terglouensis, e, con un po’ di fortuna, la rarissima Saxifraga cernua. Successivamente si ritorna alla funivia e si segue il comodissimo sentiero 557 “Alta Via Friedrich August”, che in circa 1 ora conduce al rifugio Pertini (2.300 m), ai piedi delle pareti del Sasso Piatto e Sasso Lungo. La brevità dell’escursione non deve ingannare: numerosissima è infatti la flora che ci terrà impegnati. Tra le specie più interessanti, ricordiamo
Androsace vitaliana, Doronicum glaciale, Ranunculus segueri, Geranium argenteum, Primula minima … e molto altro!
Al Col Rodella esiste inoltre una segnalazione del 1845 di Dianthus glacialis, specie estremamente rara in contesto dolomitico. Infine, sempre nei pressi del Col Rodella, rifugio Des Alpes, è presente anche la rara Gentiana prostrata.
Possibilità di pranzare al rifugio, rientro alla funivia entro le ore 17:00 (ultima discesa!), e ritorno all’Hotel per cena.
Quota massima: m 2.322
Dislivello complessivo: circa 450 m
Lunghezza: circa 7.5 km
Durata: circa 7 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: per informazioni - iscrizione: Myriam Traini, 3382391166
Partenza ore 8:30 dall’Hotel, e arrivo a Passo Rolle per le ore 09:30 (50 minuti di auto il tragitto Vigo di Fassa – Passo Rolle). Si parcheggia nei pressi di Malga Rolle (1.910 m) da dove inizia l’escursione ad anello. Dalla Malga, si imbocca il sentiero CAI 348, che quasi pianeggiante, ci conduce in un’ora ai Laghi di Colbricon (1.920 m), dove è presente un piccolo rifugio (non sempre aperto!). Ci troviamo nel gruppo del Lagorai, caratterizzato dalla presenza di rocce porfiriche assai diverse per forma e chimismo da quelle dolomitiche. I laghi di Colbricon sono assai rilevanti dal punto di vista floristico, ospitando i rarissimi Potamogeton praelongus e Potamogeton alpinus. L’escursione prosegue lungo il sentiero che, con qualche ripida serpentina, conduce a Cima Cavallazza (2.322 m), da cui si gode impareggiabile vista sul gruppo dolomitico delle Pale di San Martino. Da qui, si prosegue su facile crinale per la Cavallazza Piccola (2.303 m) e la Tognazza (2.209 m), da cui facilmente si rientra per piste da sci a Passo Rolle e Malga Rolle; possibilità di deviare, per chi volesse, verso il nascosto lago della Cavallazza. Durata complessiva dell’anello (soste escluse), 4 ore. Il crinale Colbricon – Cavallazza – Passo Rolle è di estremo interesse floristico, oltre che paesaggistico: sulle rocce e nelle vallette nivali, è infatti possibile rinvenire specie quali Androsace wulfeniana, Primula minima, Saponaria pumila, Saxifraga cernua, Saxifraga depressa e Draba fladnizensis. Ritorno alle auto indicativamente entro le ore 17:00 in modo da essere in hotel alle ore 18:00.
Quota massima: 2432 m
Dislivello complessivo: circa 250 m
Lunghezza: circa 6.5 km
Durata: 5 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: per informazioni - iscrizione: Myriam Traini, 3382391166
Ritrovo ore 11:00 presso il Monumento dei Caduti al Passo Pordoi (2.239 m, ore 4 da Bergamo, 292 km direzione Brescia – Verona, Brennero, uscita Egna – Ora, Predazzo, seguire per Passo Pordoi dove vi sono diversi parcheggi, la maggior parte a pagamento). Dal Passo Pordoi, ci si porta presso la cappella opposta alla funivia e si prende il sentiero CAI 601, che raggiunge con facile salita il Rifugio Fredarola a 2.370 m di quota. Da qui, il sentiero prosegue in falsopiano verso il rifugio Viel dal Pan, che si raggiunge in circa 1.30 ore dalla partenza e per uno sviluppo di 6 km.
Vista spettacolare sul versante nord della Marmolada lungo tutto il percorso. La zona, seppure dolomitica, presenta curiosi affioramenti di rocce d’origine vulcaniche, per cui, oltre alla tipica flora delle praterie alpine dolomitiche (interessante la presenza di Hypochaeris facchiniana) sarà possibile osservare anche specie “silicee”. Possibilità, per chi non avesse pranzo al sacco, di pranzare al Rifugio Viel del Pan. Poco a monte e poco sotto il rifugio, è presente la rarissima Potentilla nivea. Rientro per il medesimo itinerario a Passo Pordoi entro le ore 16:30, in modo da arrivare all’hotel (Hotel Miramonti, Vigo di Fassa) entro le ore 17-17:30 per espletare le registrazioni e l’assegnazione delle camere. Il paese di Vigo di Fassa merita una visita a se stante, in quanto annoverato tra i Borghi più Belli d’Italia.
Quota massima: 2217 m
Dislivello complessivo: circa 400 m
Lunghezza: circa 7 km
Durata: 6-7 k
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: Luca Mangili, 035593518 - 3319465986
Gli amici dell’Associazione Botanica Bresciana (ABB) ci invitano a partecipare a questa bella escursione sui monti dell’alta Val Trompia; di seguito la descrizione dell’itinerario che ci hano inviato.
Lasciamo le auto al Passo Dasdana per seguire il segnavia 3V variante alta, che rimonta il fianco del Monte Dasdana tra roccette e massi. Giunti in vetta si intravede in lontananza la nostra meta. Ora sempre su cresta, con un grandioso colpo d’occhio sulle Prealpi Bresciane, si perviene a un traliccio dell’alta tensione e lo si supera, quindi con brevi sali scendi raggiungiamo la cima del Monte Colombine (2217 m). Una croce di vetta e un pannello piano ci indica il nome delle cime che possiamo osservare in un panorama davvero spettacolare. Ritornati sui nostri passi riprendiamo il 3V (che avevamo lasciato per salire alla Croce), ora in discesa proseguiamo fino al Goletto di Cludona. Dal Goletto seguiamo la dorsale in falso piano che ci accompagna fino passo delle Sette Crocette, dinanzi a noi si apre la suggestiva Val Grigna, paradiso incontaminato che è sotto tutela dell’Ersaf come Area Vasta. Il passo delle Sette Crocette, antica via di collegamento fra l’alta Val Trompia e la Val Grigna (tributaria laterale della Valle Camonica), è caratterizzato dalla presenza di un muretto di pietre a secco con infisse sette croci di ferro (originariamente in legno, poi sostituite con le attuali) e un cippo con scolpita la data del 1688. L’origine di questo arcaico monumento è ignota: miti e leggende lo vogliono legato a spiritismo e stregoneria, mentre le storie popolari raccontano di un gesto di pietà montanara verso un fatto di sangue che portò alla morte di sette persone (banditi o pastori). Per il ritorno ripercorriamo la dorsale fino al Goletto di Cludona, qui giunti tralasciamo la variante alta del 3V percorsa all’andata, e lungo la panoramica mulattiera che taglia i versanti meridionali delle Colombine facciamo ritorno al Pian delle Baste prima e successivamente al Passo Dasdana.
- itinerario
- Monte Dasdana
- Monte Colombine
- sul sentiero 3V, verso la "Sfinge"
- Passo delle Sette Crocette
- verso il Dasdana
- crinale Dasdana-Colombine
- crinaleDasdana-Colombine
- Anemonastrum narcissiflorum
- Monte Colombine
- Monte Colombine
- verso il Lago Alto di Ravenola
- Monte Colombine
- verso il Dosso Craparo
- Passo delel Sette Crocette
- Passo delle Sette Crocette
- Passo delle Sette Crocette
- senetiero 3V, verso la "Sfinge"
Quota massima: 2010 m
Dislivello complessivo: circa 550 m
Lunghezza: circa 9.5 km
Durata: 6/7 h
Difficoltà: escursionismo facile
Note: ATTENZIONE: il parcheggio ai Piani dell'Avaro è a pagamento; bisogna esporre il ticket del costo di 2 € acquistabile alla colonnina all'uscita di Cusio.
Contatti: Luca Mangili, 3319465986 - 035593518
Il Mincucco è una facile cima poco frequentata, perché discosta rispetto ai percorsi escursionistici più noti; la si raggiunge con un itinerario piacevole e poco impegnativo, sempre appagante per la bellezza dei panorami e caratterizzato dalla tipica flora degli ambienti silicei. Dal parcheggio ai Piani dell’Avaro (1678 m) si prende lo sterrato che attraversa i pascoli e sale dolcemente a una larga sella (1756 m), quindi in leggera discesa attraversa un valloncello nei pressi di un gruppo di baite (1737 m) per poi portarsi senza strappi alle Baite della Croce (1813 m) e al Colletto di Monte Foppa (1880); da qui taglia il versante E del Triomen fino alla Baita Foppa (1908), in suggestiva posizione nei pressi di un laghetto completamente interrato; ormai su sentiero, con pochi tornanti si aggira una cima rocciosa (2.024 m) e ad una baita nei pressi di antichi scavi minerari si piega a destra (a sinistra di va a i laghi di Ponteranica); tra roccette, piccole torbiere, arbusteti e pascoli si procede in lieve discesa su un’ampia dorsale con bella vista sulla cima del Mincucco che, infine, si raggiunge con una breve salita. Dalla cima, contrassegnata da un grande omino di pietra, si scende liberamente nel pascolo lungo il versante meridionale fino alla Baita Mincucco (1839 m), affiancata da un caratteristio bàrek ben conservato, dove avverrà la sosta per il pranzo al sacco; i più intraprendenti, in una decina di minuti, possono spingersi fino alla Croce di Mincucco (1833 m), che spicca su un ardito sperone roccioso. Per il ritorno si segue il medesimo itinerario, con una breve variante per evitare di risalire la cima.
Alcune delle specie osservabili: Ajuga pyramidalis, Androsace vandellii, Anemonastrum narcissiflorum, Barbarea bracteosa, Cardamine asarifolia, Crocus albiflorus, Draba aizoides, Gentiana acaulis, Geum montanum, Kalmia procumbens, Luzula lutea, Molopospermum peloponnesiacum, Myosotis alpestris, Polygala alpestris, Potentilla aurea, Primula elatior, P. hirsuta, Pulsatilla alpina subsp. apiifolia, Ranunculus montanus, Rhamnus pumila, Rhododendron ferrugineum, Saxifraga paniculata, Scilla bifolia, Sempervivum montanum, Silene acaulis, Soldanella alpina, S. pusilla, Trichophorum cespitosum, Viola thomasiana.
- itinerario
- Ajuga pyramidalis
- Soldanella alpina
- dal Colletto di Monte Foppa alla Baita Foppa
- Anemonastrum narcissiflorum
- verso la cima q. 2024
- Androsace vandellii
- piccole torbiere verso il Mincucco
- primula hirsuta
- Pulsatilla alpina subsp. apiifolia
- verso il Mincucco
- verso il Mincucco
- sulla cima del Mincucco
- verso la Croce di Mincucco
- Cerastium arvense
- Doronicum grandiflorum
- Sedum alpestre
- Myosotis alpestris
- pesso la baita q. 1971
- Silene acaulis
- Botrychium lunaria
- verso il Mincucco
- sulla cima del Mincucco
- Lloydia serotina
- verso il Valletto
- Pedicularis tuberosa
- Woodsia alpina
Quota massima: 2.089 m
Dislivello complessivo: circa 800 m
Lunghezza: circa 10 km
Durata: 7/8 h
Difficoltà: escursionismo facile; un po' di attenzione per salire alla cima dal passo dei Megoffi.
Contatti: Luca Mangili, 3319465986 - 035593518
La Corna Grande è il contrafforte più settentrionale del gruppo dello Zuccone dei Campelli; da Valtorta appare dirupata e quasi inaccessibile, mentre può essere salita senza particolari difficoltà dai Piani di Bobbio tramite la Valle dei Megoffi, un bellissimo anfiteatro calcareo racchiuso da imponenti pareti. Dalla cima si gode una splendida vista verso tutte le montagne circostanti. L’itinerario parte a monte di Valtorta, dal parcheggio ai Piani di Ceresola (1.330 m); da qui si prende la strada sterrata che sale ai Piani di Bobbio (1.700 m), si aggira la testata della Val Lavazzero (radicalmente rimodellata dagli impianti sciistici) e si attraversano dei dossi coperti di mughi, fino a incontrare il sentiero che risale la Val dei Megoffi appoggiandosi al versante della Corna Grande; con una salita costante e alcuni tornanti per vincere i tratti più ripidi si arriva al Passo dei Megoffi (2.010 m), un caratteristico intaglio sul crinale che si collega allo Zucco Barbesino, transitato dal sentiero CAI 101 delle Orobie Occidentali. L’ampia cima della Corna Grande (2.089 m) viene raggiunta risalendo liberamente e con un po’ di attenzione il versante meridionale, tra roccette, mughi e larghi tratti di prateria. Ridiscesi al passo, si percorre il sentiero CAI 101 che punta verso la base dell’imponente parete dello Zucco Barbesino, caratterizzata da un vasto ghiaione dove, dopo gli inverni normali, almeno un po’ di neve persiste fino a stagione inoltrata; facilmente si arriva ai Piani di Bobbio, da cui si torna al parcheggio seguendo la strada sterrata percorsa all’andata.
La varietà di ambienti (faggeta, pascolo, arbusteti nani, mugheta, ghiaioni e rocce calcaree) consente di osservare un notevole numero di specie, fra cui. Actaea spicata, Adenostyles alliariae, A. glabra, Anemonastrum narcissiflorum, Arabis alpina, A. bellidifolia, Arctostaphylos alpinus, Aruncus dioicus, Botrychium lunaria, Bupleurum petraeum, Cardamine heptaphylla, Carex firma, C. sempervirens, Cerastium carinthiacum subsp. austroalpinum, Cirsium heterophyllum, C. montanum, Clematis alpina, Coeloglossum viride, Convallaria majalis, Cyclamen purpurascens, Cytisus emeriflorus, Daphne mezereum, D. striata, Erica carnea, Gentiana acaulis, G. clusii, G. verna, Geranium pyrenaicum, Globularia cordifolia, G. nudicaulis, Hornungia alpina, Kernera saxatilis, Lathyrus vernus, Lonicera coerulea, Myrrhis odorata, Petasites paradoxus, Polygala alpestris, Potentilla crantzii, Primula elatior, P. glaucescens, Pulsatilla alpina subsp. austroalpina, Ranunculus alpestris, R. lanuginosus, R. montanus, Rosa pendulina, Salix reticulata, S. retusa, Saxifraga caesia, S. hostii subsp. rhaetica, S. mutata, Sesleria coerulea, Sorbus chamaemespylus, Stellaria nemorum, Thesium alpinum, Trisetum distichophyllum, Valeriana saxatilis, V. tripteris, Veronica aphylla, Viola biflora.
Data la stagione precoce non saranno osservabili alcune specie di pregio, come Aquilegia confusa, Campanula raineri, Gentiana lutea, Leontopodium alpinum, Nigritella rhellicani, Scabiosa dubia, Silene elisabethae, Telekia speciosissima, ecc.; se un precedente sopralluogo ne avrà accertata la fioritura, si effettuerà una breve deviazione per vedere una piccola stazione di Cypripedium calceolus.
Quota massima: m 561
Dislivello complessivo: circa 250 m
Lunghezza: circa 8 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: escursionismo facile, adatto a tutti;
Contatti: Luca Mangili - 035593518 - 3319465986
Percorso facile sui colli di Pontida, per lo più nel bosco, ma con prati rigogliosi in prossimità dei roccoli e nella bella valle di Celana Vecchia. Tanto verde, fioriture molto interessanti (orchidee!) e antichi nuclei rurali.
- itinerario
- Aquilegia vulgaris
- Leucanthemum vulgare
- Orchis anthropophora
- Trifolium ochroleucum
- prati verso Celana Vecchia
- prati presso Celana Vecchia
- prati presso Celana Vecchia
- verso Gronfaleggio
- verso Gronfaleggio
- Mespilus germanica
- Cephalanthera damasonium
- Scrophularia canina
- Ophrys insectifera
- presso Celana Vecchia
- presso Celana Vecchia - segale, Papaver apulum e P. rhoeas
Quota massima: 1.161 m
Dislivello complessivo: circa 550 m
Lunghezza: circa 8.5 km
Durata: 6/7 h
Difficoltà: escursionismo facile, quasi totalmente su sentieri CAI
Note: Nell'area protetta i cani non possono entrare. NON PORTARE CANI.
Contatti: Luca Mangili, 3319465986 - 035593518
Il Misma è una delle montagne bergamasche più note e frequentate: dalla sua cima la vista spazia immensa dalla pianura all’intero arco delle Orobie, mentre lungo i suoi sentieri la varietà degli ambienti appaga l’escursionista attento alla bellezza della natura. Quello proposto è un itinerario ad anello che inizia in località “Sbardelada”, poco a monte del Santuario della Forcella, raggiungibile in auto da Pradalunga; oltre il santuario si procede per quasi un chilometro, fino al parcheggio (660 m circa) realizzato su una vecchia discarica delle cave di pietre coti. Subito a monte, a sinistra, il segnavia CAI 510 indica il sentiero per Albino, dapprima coincidente con uno sterrato; presto lo si abbandona, per procedere con lieve pendenza nel prato fra radi castagni, quindi si attraversa un breve tratto di bosco e si giunge ad un bel prato con alcuni rustici; rientrati nel bosco per alcune centinaia di metri, si sbuca nel grande prato della Stalla Cura (863 m), in posizione molto panoramica. Abbandonato il sentiero CAI, si prende a destra una traccia molto evidente e un po’ ripida che punta alla sommità del prato per poi inoltrarsi nel bosco, mantenendosi sempre in prossimità del crinale; quando la pendenza si addolcisce si è ormai prossimi alla Croce di Sant’Antonio (1.053 m), appena sporgente dal bosco; superata una selletta si inizia a salire regolarmente verso la cima, lasciando a destra la grande prateria sommitale. Oltre la cima (1.161 m) si mantiene la linea di cresta; quando il sentiero si biforca si segue a sinistra il segnavia CAI 601, che percorre il crinale orientale in direzione della Costa di Misma. Inizialmente la discesa è un po’ ripida e disagevole, ma poi diviene più facile e, senza particolari difficoltà, si arriva ad una larga sella (868 m); si procede diritti e, dopo un capanno, si scende a una cascinetta e in breve si raggiunge la suggestiva chiesa di Santa Maria del Misma. Da qui si prende il sentiero CAI 513/626, che con alcuni saliscendi e lunghi tratti in falsopiano attraversa in quota la Val Predina; in corrispondenza del valico tra il Misma e il monte Bastia (790 m), in località Roccolone (Rocolù) si abbandona il tracciato CAI e si prende, a destra, un bel sentiero di raccordo che, in leggerissima salita, taglia il versante meridionale del Misma fino alla località Mesolt (800 m circa); da qui uno sterrato porta al castagneto secolare di Pratolina, quindi si scende in val Sbardellata fino a ritrovare il parcheggio.
Tra le specie osservabili nell’escursione si segnalano: Acer campestre, A. pseudoplatanus, Ajuga reptans, Anemone nemorosa, Arabis brassica, A. hrisuta, Aristolochia lutea, Arum maculatum, Asarum europaeum, Asperula taurina, Cardamine heptaphylla, Castanea sativa, Cornus mas, Corylus avellana, Crataegus monogyna, Daphne laureola, D. mezereum, Erythronium dens-canis, Euphorbia amygdaloides, E. carniolica, E. dulcis, E. flavicoma, Globularia bisnagarica, Fagus sylvatica, Fraxinus ornus, Hepatica nobilis, Helleborus foetidus, H. niger, H. viridis, Lathyrus linifolius, L. vernus, Mespilus germanica, Narcissus poëticus, Orchis mascula, O. pallens, O. provincialis, Ostrya carpinifolia, Paeonia officinalis, Paris quadrifolia, Petasites albus, Polygala nicaeensis, Potentilla alba, P. verna, Primula veris, P. vulgaris, Pulmonaria australis, P. officinalis, Quercus cerris, Q. pubescens, Ranunculus bulbosus, Saxifraga hostii subsp. rhaetica, Sempervivum tectorum, Sorbus aria, Symphytum tuberosum, Tamus communis, Viburnum lantana, Vinca minor, Viola alba, V. hirta.
- itinerario
- boschi lungo il crinale
- Euphorbia amygdaloides
- Arabis turrita
- Narcissus poëticus
- verso la cima
- verso la cima
- Costa di Misma
- Costa di Misma
- Santa Maria del Misma
- Arum maculatum
- Paris quadrifolia
- al Prato di Cura
- sul crinale W del Misma
- alla Croce di Sant'Antonio
- alla Croce di Sant'Antonio
- verso la cima
- sulla cima
- Costa di Misma, Polygala chamaebuxus
- Costa di Misma, Orchis pallens
- verso Santa Maria del Misma
- Santa Maria del Misma
- il Misma visto da Mesolt
Quota massima: 482 m
Dislivello complessivo: circa 450 m
Lunghezza: circa 8 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: nessuna; tutto il percorso si svolge su facili sentieri escursionistici o strade sterrate
Contatti: Luca Mangili, 3319465986 - 035593518
I “Monti d’Argon” sono una bella dorsale collinare che si distende tra gli abitati di Torre de’ Roveri, Albano S. Alessandro, San Paolo d’Argon e Cenate Sopra, ultima propaggine dei rilievi ta le valli Seriana e Cavallina; quasi interamente boscosi, sono percorsi da numerosi sentieri e offrono vari spunti d’interesse. L’itinerario inizia dal parcheggio in Valle di Albano (256 m), dal quale si sale al Colle di San Giorgio (434 m), dominato dall’omonima chiesetta in posizione panoramicissima; di seguito, con alcuni saliscendi, si percorre tutto il crinale fino al punto culminante (482 m) dove sorge l’antica chiesa di Santa Maria d’Argon, di origini romaniche e pregevole fattura. Imboccando la scalinata dietro la chiesa, ci si abbassa per oltre un centinaio di metri, fino ad incontrare uno sterrato (a sinistra) che percorre a mezza costa il versante nordorientale della collina, toccando un paio di roccoli nel bosco; giunti ad un prato lo si risale verso sinistra e in breve di sbuca sulla stradina di crinale, in località Colle dei Pasta; si prende a sinistra e, superato l’oratorio di Santa Croce (localmente chiamato anche San Cristoforo), si procede verso la chiesa di Santa Maria per poi ripercorre parzialmente il crinale in direzione di San Giorgio, fino ad incontrare (a destra) il sentiero del bosco comunale di Albano S. Alessandro; con una veloce discesa si arriva alla base della collina e in breve al parcheggio.
Dato il periodo, le fioriture osservabili saranno quelle precoci primaverili, spesso copiosisssme nel bosco, più rare nei ridotti lembi di prato arido: Ajuga reptans, Anemone nemorosaAsarum europaeum, Cornus mas, Erythronium dens-canis, Helleborus viridis, Hepatica nobilis, Lathyrus vernus, Omphalodes verna, Polygala chamaebuxus, Potentilla verna, Primula vulgaris, Prunus spinosa, Pulmonaria australis, Scilla bifolia, Scorzonera austriaca, Symphytum tuberosum, Tussilago farfara, Vinca minor, Viola alba, V. hirta, V. odorata, V. reichenbachiana; preziosa una ridottissima stazione di Blechnum spicant, notevoli esemplari di Quercus cerris lungo il crinale e interessanti zone umide in Valle di Albano.
- itinerario
- Ajuga reptans
- Colle di San Giorgio
- San Giorgio
- Cornus mas
- Quercus cerris
- Viola alba
- Viola hirta
- Santa Maria d'Argon
- Scorzonera austriaca
- Potentilla verna
- Pulmonaria australis
- Erythronium dens-canis
- Vinca minor
- Colle di San Giorgio
- Colle di San Giorgio
- Colle di San Giorgio, Quercus cerris
- crinale verso Santa Maria d'Argon
- crinale verso Santa Maria d'Argon
- crinale verso Santa Maria d'Argon
- poco sotto Santa Maria d'Argon
- verso il Colle Pasta
- verso il Colle Pasta
- Colle Pasta, Quercus petraea
- Viola alba
- Santa Maria d'Argon
- Santa Maria d'Argon
- Santa Maria d'Argon
- Cornus mas
Quota massima: 440 m
Dislivello complessivo: circa 250 m
Lunghezza: circa 6.5 km
Durata: circa 6 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: Luca Mangili, 3319465986 - 035593518
Percorso ad anello su sentieri e ciclabili, per scoprire le prime fioriture primaverili e le numerose specie di alberi dei colli in un ambiente vario e piacevole.
Quota massima: 1064 m
Dislivello complessivo: circa 350 m
Lunghezza: circa 8 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: Luca Mangili - 3319465986 - 035593518
Escursione facile, per riprendere l’attività! Dalla località Castello (872 m, raggiungibile in auto da Monte di Nese) si prende il sentiero CAI 533, percorrendolo tra boschi e prati fino al nucleo di Salmezza (1017 m), in una bella conca racchiusa tra le cime del Costone e del Podona; raggiunto il valico a monte dell’abitato, in breve si arriva alla chiesetta di San Barnaba (1064 m), in piacevole posizione panoramica. Ridiscesi a Salmezza, si prende il sentiero CAI 534, seguendolo lungamente sul boscoso versante occidentale del Podona; poco prima di un evidente colletto, un sentiero scende decisamente in Val Formica fino ad alcune cascine, (790 m), dalle quali si risale al sentiero CAI 533 e facilamente si torna a Castello. Incontreremo copiose tutte le fioriture più precoci: Crocus biflorus, Helleborus niger, H. viridis, Galanthus nivalis, Hepatica nobilis, Primula vulgaris, Vinca minor, ecc.
- itinerario
- da Castello a Salmezza, lungo il sentiero 533
- da Castello a Salmezza, lungo il sentiero 533
- San Barnaba
- la Val Formica, dal sentiero 534
- Val Formica, verso la Filaressa
- Crocus biflorus
- da Castello a Salmezza
- San Barnaba
- San Barnaba
- San Barnaba
- San Barnaba
- verso Filaressa e Costone, dal sentiero 534
- Val Formica, Helleborus niger
- Carlina vulgaris
- Anthyllis vulneraria
Quota massima: 1434 m
Dislivello complessivo: circa 450 m
Lunghezza: circa 8.5 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: escursionismo facile
Note: Il parcheggio alla Colma di Sormano è a pagamento. L'importo per sostare il tempo necessario dovrebbe essere di 6 €.
Contatti: Luca Mangili - 3319465986 - 035593518
Il Monte Palanzone (1434 m) è una panoramica cima del Triangolo Lariano. La si raggiunge con un facile itinerario di cresta partendo dalla Colma di Sormano (1123 m), toccando in successione il Monte Falò (1179 m), la Colma di Caglio (1129 m), il Monte Pianchetta (1242 m), la Braga di Cavallo (1354), il Monte Croce (1352 m), la Bocchetta di Caglio (1297 m) e il Monte Bul (1406 m), dal quale si scende a una selletta (1380 m) per poi salire rapidamente alla cima, sormontata da un caratteristico obelisco. L’elenco dei nomi può far temere un lungo itinerario, ma in realtà si tratta di un percorso breve, dal quale si godono sempre bellissime vedute verso tutti i monti circostanti e la pianura; dalla cima si ha una bella vista sul ramo di Como del Lario. Il ritorno si discosta in parte dal tracciato dell’andata, mantenendosi parzialmente nel bosco. Anche tenuto conto della stagione, la flora dei luoghi non offre delle particolarità: molinieti in cresta e faggeta sui versanti a N. Lungo la strada, a Rezzago, notevole il campanile romanico della chiesa dei SS. Cosma e Damiano e interessante il piccolo nucleo storico.
- itinerario
- Rezzago, SS Cosma e Damiano
- Monte Pianchetta, verso il San Primo
- Monte Pianchetta, verso Palanzone e Bul
- Monte Croce, verso le Grigne
- Monte Palanzone
- Monte Palanzone, verso il Lario
- Bocca di Caglio, verso il Palanzone
- Monte Pianchetta, verso il San Primo
- Monte Pianchetta
- Monte Pianchetta, verso il Palanzone
- Monte Croce, verso Preaola e Palanzo
- Bocchetta di Caglio
- Bocchetta di Caglio
- Bocchetta di Caglio
- Monte Palanzone, verso Preaola e Palanzo
- Monte Palanzone, verso il Mone Bisbino e il Monte Rosa
- Monte Palanzone
- Monte Palanzone, verso la Grigna settentrionale
- Monte Palanzone, verso i Corni di Canzo
- Monte Palanzone
- Monte Palanzone
- Monte Croce, verso il Palanzone
Quota massima: 1.285 m
Dislivello complessivo: circa 500 m
Lunghezza: circa 5.7 km
Durata: 7-8 h
Difficoltà: escursionismo facile
Note: Da Brembilla, per salire alla frazione Foppa, all'ingresso del paese si deve prendere a destra via Ravagna e, poco dopo, svoltare a sinistra su via Cadamone; circa 3.2 km di strada con numerosi tornanti.
Contatti: Luca Mangili, 035593518 - 3319465986
A monte di Brembilla, sul versante meridionale del Pizzo Cerro e del Castel Regina, sono presenti piccoli nuclei rurali e cascine isolate, oggi quasi totalmente in abbandono, che testimoniano l’intenso utilizzo del territorio nelle epoche passate; oggi, i prati non più falciati ed i pascoli sono stati riconquistati dagli arbusti e dal bosco termofilo, mentre qua e là persistono limitati lembi di faggeta. Del fitto reticolo di sentieri che generazioni di contadini, pastori e carbonai hanno percorso innumerevoli volte, solo pochi sono ancora ben evidenti e usati dagli escursionisti quando si allontanano dai tracciati più battuti.
Da Brembilla si sale in auto alla frazione Foppa e, superato il nucleo di Cà Donzelli, si parcheggia al termine della strada (817 m) o in corrispondenza dell’ultimo tornante (con qualche difficoltà, perchè lo spazio è limitato; è opportuno raggrupare più persone per auto). Subito ha inizio un bellissimo sentiero (tracciato CAI 592, un tempo strada comunale!) che presto attraversa la minuscola contrada Fienili (862 m) e, con una salita impercettibile, si dirige verso Catremerio, contornando il Pizzo Cerro; dopo la selletta di Truca (santella, 960 m), prima di Catremerio, ad una valletta percorsa da un ruscello, si abbandona il sentiero CAI per deviare a sinistra e salire decisamente nel bosco, a tratti faggeta; dopo alcune svolte l’ambiente diviene più aperto, si guadagna il crinale e lo si segue fino alla cima (1.285 m), molto panoramica. Scesi al rifugio Lupi di Brembilla (1.260 m), si prosegue per un tratto sul tracciato CAI 596, in discesa; ad un bivio, si prende a sinistra il sentiero 596 bis, che attraverso le località Pradelli (1.100 m circa) e Piane (942 m) arriva al punto di partenza.
Le specie presenti lungo il percorso sono molte, ma dato il periodo solo poche saranno ancora in fioritura; confidiamo nella vivacità dei colori autunnali e nella bellezza dei panorami!
- itinerario
- Fienili
- salendo al Pizzo Cerro, vista verso il Menna e l'Arera
- Pizzo Cerro
- Pizzo Cerro, vista verso il Menna e l'Arera
- Pizzo Cerro, vista verso il Castel Regina
- faggeta verso i Pradelli
- I Pradelli, vista verso il Resegone
- vista verso la Corna Camoscera
- Piane
- da Fenili verso Catremerio
- salita al Pizzo cerro, verso il Roccolo Spadì
- salita al Pizzo Cerro, verso la Forcella di Catremerio
- salita al Pizzo Cerro
- salita al Pizzo Cerro
- salita al Pizzo Cerro
- Pizzo Cerro, verso Forcella di Catremerio e Corno dell'Arco
- Pizzo Cerro, verso Forcella di Catremerio e Corno dell'Arco
- prsso il rifugio Lupi di Brembilla
- Pizzo Cerro, verso lo Zucco
- faggeta verso i Pradelli
- Mincucco
Quota massima: 1380 m
Dislivello complessivo: circa 450 m
Lunghezza: circa 11 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: Luca Mangili, 035593518 - 3319465986
Escursione panoramicissima, per lo più sul crinale, sempre con vista immensa sulle montagne bergamasche! Prati, pascoli, peccete (artificiali) e un suggestivo lembo di faggeta (l’unico supersite) verso la cima del Torrezzo, con alberi davvero notevoli.
- itinerario
- Monte Foppa
- Monte Torrezzo
- Gremalto
- Gremalto, verso il Torrezzo
- Gremalto, verso Redorta e Coca
- Gremalto, verso Formico, Aga e Diavolo di Tenda
- Gremalto, verso Ferrante, Recastello, Tre Confini, Gleno e Presolana
- Gremalto, verso il Monte Foppa
- Gremalto, verso il Monte di Grone
- Gremalto, verso Pranzà e misma
- Gremalto
- Monte Foppa
- Monte Foppa
- Col di Caf, Gentianopsis ciliata
- Col di Caf, verso l'Adamello
- Monte Torrezzo, verso il Misma
- Monte Torrezzo
- Monte Torerzzo, faggeta residua
- Monte Torezzo
- Monte Torrezzo, verso il Guglielmo
- Monte Foppa
Quota massima: m 1307
Dislivello complessivo: circa 300 m
Lunghezza: circa 6 km
Durata: 6 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: Luca Mangili: 3319465986 - 035593518
Facile escursione ad anello, tra pascoli, boschi e antiche miniere abbandonate. Dall’Alpe Grina (1.120 m) si segue per un breve tratto il sentiero CAI per il rigugio Telini, ma presto si prende a destra un tracciato quasi pianeggiante che procede in direzione delle ex miniere per poi puntare alla larga sella della Baita Palazzo (1.246 m). Da qui si sale facilmente la minore delle Cime di Belloro (1.307 m), assai panoramica e con resti di miniere. Ridiscesi, si entra nel bosco per aggirare la cima più elevata, sbucando nella bellisisma conca pascoliva di Piazza Golla (1.259 m). Procedendo verso Sud si sale al Colletto di Belloro (1.306 m), da cui in breve si ritorna sul sentiero per l’Alpe Grina.
- Sella della Baita Palazzo
- Cima di Belloro (1.307 m), ex miniere
- Cima di Belloro (1.307 m), vista verso la Presolana
- tra le Cime di Belloro
- Baita Piazza
- Piazza Golla
- Colletto di Belloro
- Alpe Grina, verso l'Alben
- Alpe Grina, verso le Cime di Cavlera
- Alpe Grina, verso l'Alben
- tra l'Alpe Grina e Belloro
- Cima di Belloro orientale
- Cima di Belloro orientale
- Cima di Belloro orientale
- Cima di Belloro orientale, verso il Monte Secco e la Cima Vaccaro
- Cima di Belloro orientale
- Cima di Belloro orientale
- presso la Baita Palazzo
- PIazza Golla
- PIazza Golla
- PIazza Golla
- PIazza Golla
- PIazza Golla
- PIazza Golla
- PIazza Golla
Quota massima: 2.566 m
Dislivello complessivo: 666 m
Durata: 5-6 h
Difficoltà: escursonismo facile
Contatti: per informazioni - iscrizione: Myriam Traini, 3382391166
Partenza ore 8:30 dall’Hotel Kranebitt, da dove raggiungeremo la partenza della cabinovia Rosskopf
presso Vipiteno (22 minuti), che ci porterà da 950 a 1.900 m di quota (orari apertura 8:30 – 17:00,
biglietto a/r 18,50 euro). Scesi dalla funivia si segue la stradina pianeggiante n° 23, che ci porta in
mezz’ora a malga Kuhalm (servizio di rifugio), in ambiente molto panoramico sulla conca di Vipiteno.
Da qui si prenderà il sentiero 23, che più ripidamente ci permetterà di raggiungere la forcella
Ochsenscharte (2.168 m), in suggestivo ambiente calcareo, da cui, seguendo il crinale est della
montagna, si raggiunge facilmente la cima orientale (2.566 m). La cima vera e propria, 22 m più alta, è
raggiungible dalla cima orientale calandosi in un piccolo caminetto con corde fisse, raggiungendo una
forcella intermedia, e percorrendo da qui la cresta. Dalla forcella Ochsenscharte è possibile tornare
alla cabinovia per lo stesso itinerario dell’andata, oppure prendere il sentiero 24 che ci porta alle baite
di Vallminger, e successivamente il sentiero 19 verso la cabinovia.
Quota massima: 2.388 m
Dislivello complessivo: 1.079 m
Durata: 7-8 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: per informazioni - iscrizione: Myriam Traini, 3382391166
Partenza ore 8:30 dall’Hotel Kranebitt, da dove in auto raggiungeremo la località di Terme di Brennero (1.309 m) dove si parcheggia. Da qui si segue il sentiero n°4, toccando Malga Bagno, Malga Zirago e il Rifugio Genziana (1.894 m). Il percorso segue una comoda strada ex-militare, attualmente non più percorribile da mezzi motorizzati. Raggiunto il Rifugio Genziana, si prosegue in vasto ambiente prativo lungo il percorso 4A, che in circa ancora un’ora ci porta al Passo della Chiave (2.212 m.), posto a cavallo con la val di Vizze e immediatamente sopra il nostro albergo (attenzione: non saliamo dal versante della Val di Vizze poichè il sentiero è molto più stretto e ripido). Dal passo, in altri 40 minuti, si raggiunge per semplice cresta la Cima della Stanga (2.388 m). Ritorno per il medesimo itinerario, ma chi volesse potrebbe scendere dal Passo della Chiave in Val di Vizze direttamente a Kematen all’Hotel. 3-4 ore di salita alla cima.
Quota massima: 2.245
Dislivello complessivo: 837 m
Durata: 7-8 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: per informazioni - iscrizione: Myriam Traini, 3382391166
Partenza ore 8:30 dall’Hotel Kranebitt, da dove ci dirigeremo in auto alla testata della Val Ridanna (parcheggio presso museo ex-miniere, 35 minuti dall’Hotel). La zona è caratterizzata dalla presenza della Vedretta Piana, il più grande ghiacciaio dell’Alto Adige, che influenza notevolmente clima e geomorfologia dell’area. Dal parcheggio ex-miniere seguiremo il sentiro n°9, che sale inizialmente per un tratto boscato, fino a sbucare nell’ampia piana di Aglsboden, caratterizzata dalla presenza di una vasta torbiera. Da qui il sentiero si fa più ripido, descrivendo un ampio curvone in salita fino al rifugio Vedretta Piana (2.254 m), posto in posizione panoramica su un’amplissima piana proglaciale caratterizzata da rocce di natura metamorfica (filladi e micascisti) a nostra disposizione per un’accurata esplorazione botanica. A tal proposito, chi volesse, può proseguire fino al laghetto Ubeltalsee (45 min dal rifugio Vedretta Piana), posto proprio di fronte ad una delle lingue del ghiacciaio. Attenzione: il rifugio è aperto solo saltuariamente! Rientro per il medesimo itnerario dell’andata. Circa 2-3 h per la salita
Quota massima: 2.251 m
Dislivello complessivo: circa 500 m
Durata: 6-7 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: per informazioni - iscrizione: Myriam Traini, 3382391166
Partenza da BG, ritrovo al 4° tornante del Passo di Vizze (ampio parcheggio gratuito) ore 10:30 . Da Bergamo circa 4 ore (autostrada Milano-Venezia, uscita Peschiera, seguire per Affi, rientro in autostrada direzione Brennero, uscita Vipiteno, seguire per la Val di Vizze). L’escursione segue l’ampia strada carrozzabile, un tempo percorribile anche dalle automobili, ma ora chiusa al traffico. Per chi volesse salire rapidamente al passo (molto panoramico!) è possibile prendere il segnavia 3, che, anche se assai più ripido della carrozzabile, conduce alla meta molto più velocemente. Dopo circa un’ora di cammino, usciremo dall’ambiente forestale per entrare in una fascia di pascoli e prateria con ampia vista sulla valle. Ancora un’ora e mezza e si raggiunge comodamente il Passo di Vizze: l’area, impostata su rocce granitche, è vasta e pianeggiante, caratterizzata da moltissimi laghetti che formano anche numerose torbiere, ed offre numerosissime possibilità di esplorazione botanica. Al passo è presente anche un rifugio. Terminata l’escursione, ci dirigeremo verso l’alloggio, presso l’Hotel Kranebitt in Val di Vizze (30 min dal parcheggio).
Quota massima: 1040
Dislivello complessivo: circa 370 m
Lunghezza: circa 10 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: percorso escursionistico facile
Contatti: Luca Mangili, 035593518 - 3319465986
Bella e facile escursione ad anello, che offre suggestivi scorci panoramici e alcune presenze floristiche veramente insolite per la quota a cui si sviluppa.
Da Onore (seguendo prima via Corni, poi via Val di Tede) si imbocca la strada che scende verso il torrente Gera e la si segue fino alla moderna cappelletta dedicata a S. Antonio abate (700 m), presso la quale è possibile parcheggiare. Percorrendo il largo sterrato si prosegue fino ad incontrare, sulla destra, il bivio per la valle del Varro (indicazioni), che senza alcuna difficoltà si risale in lieve pendenza per circa 2 Km, dapprima nel bosco, poi nel larghissimo alveo ghiaioso, in un ambiente assai inusuale per la presenza, a bassa quota, di estese mughete e vasti ghiaioni. Nel tratto finale lo sterrato, ormai divenuto un sentiero, si inoltra in uno stretto canalone; lo si risale facilmente e, con una brusca svolta, si perviene al crinale divisorio con Val di Tede. Da qui, seguendo la cresta sulla sinistra, con alcuni saliscendi si arriva al modesto valico (1.040 m), quindi si scende fra boschi, mughete e pascoli magri fino a raggiungere lo sterrato che percorre il fondovalle mantenendosi sempre a fianco del torrente e, lasciate sulla destra le cascine Tede Alta e Tede Bassa (rudere), lo si segue in direzione di Onore, ora attraversando tratti di bosco ora aggirando alla base pendii detritici con vegetazione più rada.
Le specie presenti sono numerosissime; le più interessanti si rinvengono fra gli assolati detriti dolomitici del fondovalle, un ambiente fortemente selettivo che limita la crescita delle piante più invasive. Accanto al comune Helianthemum nummularium ed alla meno appariscente Fumana procumbens, dai vivaci fiori gialli, spiccano i densi cespi argentei della Scabiosa graminifolia, con fiori rosei che si schiudono tra luglio e agosto, di poco preceduti dall’elegante Aquilegia confusa. Ma a costituire una vera sorpresa sono alcune specie normalmente presenti a quote assai più elevate. Un po’ ovunque si rinviene il camedrio alpino (Dryas octopetala) un basso arbusto a spalliera dai fiori candidi, mentre decisamente più rara è l’azzurra campanula dell’arciduca (Campanula raineri) e, del tutto inattesa, la stella alpina (Leontopodium alpinum). Molto rara è Campanula cespitosa, propria delle Alpi Orientali, la cui distribuzione nella Bergamasca è assai circoscritta. Il rusticissimo pino mugo (Pinus mugo), specie pioniera colonizzatrice, si rinviene un po’ ovunque; più raro è il pino silvestre (Pinus sylvestris), presente su pendii.
Nelle praterie asciutte, accanto ad alcune orchidee (Gymnadenia conopsea, Gymnadenia odoratissima, Anacamptis pyramidalis) si osservano specie assai vistose (Lilium bulbiferum ssp. croceum, Campanula spicata, Inula hirta, Allium carinatum subsp. pulchellum, Cirsium pannonicum) mentre dove una maggiore umidità è segnalata dagli alti cespi di Molinia coerulea, una robusta graminacea, cresce il delicato Gladiolus palustris.
Sulle rocce sono relativamente comuni il minuto rododendro nano (Rhodothamnus chamaecistus) e l’erba regina (Telekia speciosissima), dai grandi fiori dorati simili a vistose margherite.
Quota massima: 2.163 m
Dislivello complessivo: circa 600 m
Lunghezza: circa 8 km
Durata: 7-8 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: Luca Mangili, 035593518 - 3319465986
Tra il Monte Cadelle (2.483 m) e il Monte Toro (2.516 m), il largo valico del Passo di Dordona (2.061 m) è uno dei punti meno elevati del crinale orobico principale, terzo dopo i passi San Marco e Salmurano. Tutta l’area è caratterizzata dal modellamento glaciale, all’origine di piccoli laghetti e conche torbose derivate dal loro progressivo interramento; larghi tratti dei versanti sono coperti da imponenti accumuli di grandi massi di gneiss, scarsamente colonizzati dalla vegetazione, che è decisamente acidofila.
Da Foppolo, dopo aver parcheggiato l’auto in via Cortivo, si imbocca lo sterrato per il Passo di Dordona , ma dopo poche decine di metri lo si abbandona per prendere, a sinistra, il sentiero panoramico, che attraverso pascoli, lariceti, grandi blocchi di frana e torbiere conduce al passo in circa 90 minuti; è un tracciato facile, che offre una bella vista soprattutto verso il Monte Pegherolo. Al passo sono presenti consistenti resti delle fortificazioni della Linea Cadorna, approntata durante la Grande Guerra, la cui visita è opportuna, non solo per motivi storici: scavi e trincee sono ormai colonizzati dalle piante, spesso con una ricchezza di specie maggiore che nelle aree circostanti!
Si punta quindi all’ampio versante pascolivo del Monte Toro, che si risale per un tratto senza alcuna fatica; approssimandosi al crinale si ha una bella vista sulla Val Madre e sui numerosi esemplari di Pinus cembra (alcuni di ragguardevoli dimensioni) che crescono coraggiosamente abbarbicati sui dirupi strapiombanti. Ancora una breve salita e si raggiunge una piccola torbiera (2.135 m). notevole per la presenza copiosa di Primula integrifolia. Chi se la sente, in una decina di minuti, può salire ad un laghetto (2.163 m) incastonato tra le rocce, dal quale si gode un magnifico panorama. Tornati al Passo di Dordona, si rientra a Foppolo seguendo lo sterrato.
Tra le specie osservabili si segnalano: Ajuga pyramidalis, Androsace vandellii, Antennaria dioica, Asplenium septentrionale, Aster alpinus, Astrantia minor, Bartsia alpina, Carex curvula, C. echinata, C. pallescens, C. sempervirens, Crocus albiflorus, Cryptogramma crispa, Dactylorhiza fuchsii, Daphne mezereum, D. striata, Doronicum clusii, Festuca scabriculis subsp. luedii, Gentiana acaulis, Geum montanum, Gnaphalium supinum, Homogyne alpina, Huperzia selago, Kalmia procumbens, Laserpitum halleri, Leucanthemopsis alpina, Lonicera coerulea, Minuartia sedoides, Mutellina adonidifolia, Molopospermum peloponnesiacum, Orchis mascula, Pedicularis tuberosa, Phyteuma hedraianthifoilium, Pinguicula leptoceras, Pinus cembra, Primula hisuta, P. integrifolia, P. latifolia, Pulsatilla alpina subsp. apiifolia, Rhododendron ferrugineum, Sempervivum montanum, S. wulfenii, Silene acaulis, Soldanella pusilla, Vaccinium gaulterioides, V. myrtillus, V. vitis-idaea, Veronica fruticans, Viola biflora, V. palustris, V. thomasiana.
- itinerario
- lungo il "sentiero panoramico"
- lungo il "sentiero panoranico", vista sul Pegherolo
- lungo il "sentiero panoramico"
- lungo il "sentiero panoramico", vista sul Pizzo del Vescovo
- Passo di Dordona, trincee e vista sul Monte Cadelle
- Geum montanum
- Pinus cembra sui dirupi verso la Val Madre
- torbiera q. 2.135
- laghetto q. 2.163
- Primula integrifolia
- Pulsatilla alpina apiifolia
- Minuartia sedoides
- Primula hirsuta
- sentiero panoramico
- sentiero panoramico
- Lilium martagon
- sentiero panoramico
- sopra il Passo di Dordona, verso il Monte Toro
- sopra il Passo di Dordona, verso il Monte Toro
- sopra il Passo di Dordona, verso il Monte Toro
- laghetto q, 2163
- sopra il Passo di Dordona, piccola torbiera verso il Monte Toro
- sopra il Passo di Dordona, verso il Monte Toro
- sopra il Passo di Dordona, verso il Monte Toro
- Sempervivum montanum
- Gentiana punctata x purpurea
- Lago di Dordona
- Epilobium angustifolium
Quota massima: 2.116 m
Dislivello complessivo: circa 600 m
Lunghezza: circa 7.5 km
Durata: 7-8 h
Difficoltà: escursionismo facile (quasi la totalità del percorso è su strada sterrata)
Contatti: Myriam Traini, 3382391166
Facile cima da cui si ammira interamente la splendida conca dei Campelli, il Monte Gardena è floristicamente assai ricco, vantando alcune fioriture davvero spettacolari. L’itinerario ha inizio dalla strada per il Passo del Vivione, dopo aver parcheggiato l’auto nei pressi della “baracca rossa” (1.550 m circa). Nel tratto iniziale si segue lo sterrato che risale al Passo dei Campelli, ma presto lo si abbandona e, attraversato il torrentello, si sale verso la malga Rena (1.675 m), mantenendosi per un buon tratto sulla vecchia stradina di servizio alle miniere di barite; ad un tornante si prende un sentiero a sinistra e lo si segue fin presso i ruderi di Glaiola, ormai sull’ampia sella (1.923 m) tra il Monte Gardena e I Colli, con piccole torbiere e grandi macchie di rododendri e mirtilli; da qui, percorrendo senza difficoltà il crinale, si raggiunge la cima (2.116 m), con magniifica vista sui monti circostanti. Seguita per pochi metri la cresta in direzione N, si scende verso il Passo del Giovetto (1.814 m), per lo più attraverso vaste praterie (in alternativa è possibile mantenersi alla base della parete rocciosa, con la possibilità di osservare alcune specie poco comuni). Dal Passo del Giovetto, per strada sterrata, con un ampio giro intorno alla conca dei Campelli, si ritorna alla strada del Vivione; se ci sarà il tempo verrà effettuata una breve deviazione al lago dei Campelli.
Tra le specie osservabili si segnalano: Anemonastrun narcissiflorum, Anthyllis vulneraria, Arabis brassica, Arctostaphylos alpinus, Arabis alpina, Arnica montana, Aster alpinus, Bartsia alpina, Biscutella laevigata, Cirsium spinosissimum, Clematis alpina, Coeloglossum viride, Crocus albiflorus, Dactylorhiza fuchsii, D. sambucina, Daphne mezereum, D. striata, Draba aizoides, D. dubia, Dryas octopetala, Fritillaria tubiformis, G. acaulis, G. lutea, G. punctata, G. verna, Geranium phaeum, G. sylvaticum, Geum montanum, Globularia cordifolia, Gymnadenia conopsea, Hippocrepis comosa, Horminum pyrenaicum, Kalmia procumbens Laserpitium halleri, Lilium bulbiferum subsp. croceum, L. martagon, Listera ovata, Minuartia sedoides, Molopospermum peloponnesiacum, Myosotis alpestris, Onobrychis montana, Orchis mascula, Paradisea liliastrum, Pedicularis verticillata, Phyteuma orbiculare, P. ovatum, Platanthera bifolia, Polygala alpestris, P. chamaebuxus, Polygonatum verticillatum, Primula elatior, P. glaucescens, Pulsatilla alpina subsp. apiifolia, P. alpina subsp. austroalpina, Ranunculus lanuginosus, R. platanifolius, R. thora, Rhododendron ferrugineum, R. hirsutum, Salix reticulata, Sambucus racemosa, Saussurea discolor, Saxifraga hostii subsp. rhaetica, Scorzonera aristata Scorzonera rosea, Silene acaulis, Sorbus chamaemespilus, Thalictrum aquilegifolium, Traunsteinera globosa, Trollius europaeus, Vaccinium gaultherioides, V. myrtillus, Viola culminis, V. palustris.
- itinerario
- salendo al Monte Gardena, vista verso il Passo di Valzellazzo e il Monte Vai Piane
- Anemonastrum narcissiflorum
- Fritillaria tubiformis
- Paradisea liliastrum
- Viola culminis
- verso Glaiola
- verso Glaiola
- sella tra I Colli e il Gardena
- Monte Gardena
- Monte Gardena, vista verso il Sellero
- Dactylorhiza sambucina
- Lilium bulbiferum subsp. croceum
- Scorzonera aristata
- Monte Gardena
- Campelli
- Paradisea liliastrum
- Plantago serpentina - Veronica fruticans
- verso il Cimone della bagozza
- Scorzonera rosea
Quota massima: 1.334 m
Dislivello complessivo: circa 750 m
Lunghezza: circa 11 km
Durata: 7-8 h
Difficoltà: escursionismo facile (strade asfaltate, sterrati, sentieri CAI (E)
Contatti: Luca Mangili, 035593518 - 3319465986
Con il suo caratteristico profilo, il Monte Bronzone domina la riva bergamasca del basso Sebino; cima estremamente panoramica, è floristicamente assai interessante, ospitando un gran numero di specie caratteristiche della fascia montana più esterna, prospicente alla pianura e al lago. L’itinerario proposto ricalca in gan parte alcuni tracciati CAI. Da Lerano (680 m), frazione di Viadanica, percorrendo una stretta strada asfaltata, si sale al Colle Cambline (776 m), da cui si raggiunge la località Prato Chierico (900 m); divenuta la strada uno sterrato e poi un sentiero che segue il crinale, si oltrepassa il Colle d’Oregia (918 m); dopo un valico (località La Rola) si aggira sulla sinistra una modesta elevazione e, raggiunta una piccola cascina, si taglia decisamente a sinistra verso la cresta sud-occidentale del Bronzone, seguendo la quale, con uno strappo un po’ ripido, si raggiunge la cima (1.334 m), con grande croce e campana. La discesa avviene sul versante opposto, dirigendosi verso la Punta Piagnole; nella sella prativa tra le due cime, in bellissima posizione, si trova la cascina Gombo Alto (1.190 m), da alcuni anni gestita come rifugio, dal quale si raggiunge facilmente anche la vicina Punta Piagnole (1.226 m). Si percorre quindi in discesa, per un buon tratto, lo sterrato di servizio al rifugio, fino ad imboccare un sentiero che riporta alla Rola ed al Colle d’Oregia; con una breve deviazione rispetto all’andata si raggiunge la panoramica Croce di Predore (930 m circa), dalla quale si scende al Colle Cambline e quindi a Lerano.
Tra le specie più interessanti si segnalano: Allium lusitanicum, A. cirrhosum, Anemone nemorosa, A. ranunculoides, Arctostaphylos uva-ursii, Aristolochia lutea, Arum maculatum, Asarum europaeum, Cardamine enneaphyllos, Crocus albiflorus, Campanula carnica, Carex humilis, Convallaria majalis, Coronilla vaginalis, Cytisus emeriflorus, C. hirsutus, C. purpureus, Dactylorhiza sambucina, Daphne mezereum, Erica arborea, Globularia cordifolia, G. vulgaris, Helianthemum nummularium, Iris graminea, Kernera saxatilis, Lonicera alpigena, Narcissus poëticus, Paeonia officinalis, Peucedanum verticillare, Phyteuma scheuchzeri subsp. columnae, Potentilla micrantha, Primula auricula, Pulmonaria australis, Saxifraga hostii subsp. rhaetica, Scrophularia vernalis, Sempervivum tectorum, Sesleria varia, Valeriana tripteris; solo sulle rocce acidofile del Colle d’Oregia si rinviene il raro Sempervivum arachnoideum.
IMPORTANTE: per il Bronzone esistono segnalazioni bibliografiche di Primula glucescens e Allium insubricum (!); il secondo è alquanto improbabile, ma guardiamoci attorno con attenzione!
- Itinerario
- Prato Chierico, verso il Bronzone
- Erica arborea
- Narcissus poëticus
- Primula auricula
- Paeonia officinalis
- Dactylorhiza sambucina
- Monte Bronzone
- Monte Bronzone, vista verso il lago
- Croce di Predore, verso il Bronzone
- Croce di Predore, verso il lago
- Colle d'Oregia
- Monte Bronzone
- Gombo Alto
- Gombo Alto
- Monte Bronzone
- verso la Rola
- Colle Cambline
Quota massima: 600 m
Dislivello complessivo: circa 500 m
Lunghezza: circa 6 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: escursionismo facile; alcuni tratti di strada asfaltata molto ripidi
Note: ATTENZIONE: il parcheggio presso il cimitero di Predore è divenuto a pagamento! Per parcheggiare l'auto senza limiti di tempo, il costo è di 5 €; i posti non sono moltissimi e diversi potrebbero essere già occupati; è bene raggrupparsi sul minor numero di auto.
Contatti: Luca Mangili - 035593518 - 3319465986
Rivolto a Sud ed esposto all’azione mitigatrice del lago, il territorio di Predore manifesta per larghi tratti una chiara impronta mediterranea, altrove poco osservabile nella nostra provincia. Olivi, cipressi, oleandri e opunzie sono ampiamente presenti al margine dell’abitato e sui terrazzamenti ancora coltivati, mentre scure macchie di leccio crescono alla base del Corno, dove vennero piantate diversi decenni fa. Ma ad essere più interessante è la vegetazione spontanea osservabile lungo il panoramico sentiero alto del Corno, che si snoda a quota più o meno costante tra rocce, prati aridi e boscaglie termofile, caratterizzato dalla presenza di numerose specie di grande bellezza, spesso, alquanto rare o molto localizzate nella Bergamasca. Notevole anche il contingente di specie presente nei prati asciutti e negl oliveti condotti ancora tradizionalmente, dove è facile osservare un buon numero di orchidee.
L’itinerario proposto ha inizio dal parcheggio (190 m) presso il cimitero; in breve si arriva alla strada asfaltata che risale la Valle di Predore e la si percorre fino alla località Dessi (santella, 433 m), dove è facile incontrare alcune splendide orchidee; tornati sui propri passi si raggiungono le case di Mantolina e quindi, subito a monte della chiesa di San Gregorio (400 m) , si imbocca una ripida stradina che porta all’inizio del Sentiero Alto del Corno (550 m circa), che verrà percorso per un lungo tratto. Per il ritono si scende nuovamente a San Gregorio, dove si prende la lunga scalinata che riporta sulla strada principale, un po’ a monte del paese, al quale si arriva rapidamente.
Tra le molte specie presenti si segnalano: Argyrolobium zanonii, Anacamptis pyramidalis, Anthericum liliago, Artemisia alba, Arum italicum, Asparagus tenuifolius, Biscutella cichoriifolia, Buglossoides purpurocaerulea, Carduus nutans, Centranthus ruber, Campanula erinus, Convolvulus cantabrica, Cotinus coggygra, Dianthus seguieri, Dictamnus albus, Echinops sphaerocephalus, Erica arborea, Euphorbia flavicoma, Fraxinus ornus, Fumana procumbens, Geranium sanguineum, Globularia cordifolia, Helianthemum apenninum, Helianthemum nummularium, Iris graminea, Isatis tinctoria, Lactuca perennis, Melissa officinalis, Melittis melissophyllum, Misopates orontium, Orchis papilionacea, O. simia, Orlaya grandiflora, Pistacia terebinthus, Polygala chamaebuxus, P. nicaeensis, Polygonatum odoratum, Prunus mahaleb, Ruta graveolens, Sempervivum tectorum, Silene otites.
Quota massima: 1262 m
Dislivello complessivo: circa 350 m
Lunghezza: circa 8 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: escursionismo facile, in buona parte su sentieri CAI; un breve tratto fuori sentiero
Note: ATTENZIONE: RICORDARSI CHE NELLA NOTTE TRA SABATO E DOMENICA SI PASSA ALL'ORA LEGALE!
Contatti: Luca Mangili, 035593518 - 3319465986
Meta dell’escursione è una bella cima mal localizzata sulle mappe e dal nome un po’ misterioso, dovuto a un singolare arco naturale praticamente sconociuto, perché assai discosto dai sentieri. Tutto l’itinerario si svolge tra boschi e prati, in gran parte sul crinale tra le valli Brembilla e Brembana, toccando suggestivi nuclei rustici e alcuni roccoli, fra i quali spicca per la sua complessità quello della Prisa Alta. La stagione è segnata dalla persistente siccità, ma confidiamo nelle belle fioriture primaverili!
- itinerario
- roccolo alla Prisa Alta
- l'arco naturale
- verso Forcella
- Crosnello
- Hepatica nobilis
- i Foppi
- Prisa Alta
- Prisa Alta
- Prisa Alta
- Prisa Alta
- Prisa Alta
- Prisa Alta
- Prisa Alta, Primula vulgaris e Erythronium dens-canis
- all'arco naturale
- all'arco naturale
- all'arco naturale
- Anemone nemorosa
- presso Forcella, vista verso Sussia, Castel Regina e Foldone
- Petasites hybridus
- Arabis montana
- Potentilla micrantha
Quota massima: 155
Dislivello complessivo: insignificante
Lunghezza: circa 6 km l'escursione del mattino (Spirano), circa 5 km quella del pomeriggio (Pognano - Lurano)
Durata: 6-7 h
Difficoltà: nessuna
Contatti: Luca Mangili, 035593518 - 3319465986
Nel cuore della pianura bergamasca, quasi ovunque compromessa dall’urbanizzazione e dall’agricoltura intensiva, sono ancora presenti alcune aree naturalisticamente importanti, sia pure assai ridotte. Le escursioni proposte, facili e di nessun impegno fisico, vogliono farne conoscere due delle più significative, caratterizzate dalla presenza di numerose sorgenti e discreti lembi boschivi.
Il mattino sarà dedicato ai fontanili ed ai boschi di Spirano, ultima sopravvivenza dell’antica foresta planiziale! Dalla periferia Sud del paese si raggiungerà la Cascina Uplida; da qui, seguendo le aste dei fontanili, si arrivera fino all’antico Fosso Bergamasco, un tempo confine con il territorio milanese.
Nel pomeriggio, dopo un previssimo trasferimento in auto, si visiteranno i numerosi fontanili nella campagna tra Pognano e Lurano, probabilmente non tutti attivi (è possibile che l’acqua sgorghi solo dal maggiore, il Rampazzone), in un piacevole contesto di prati, piccoli boschi, siepi e rogge.
Le specie presenti sono molte, alcune delle quali rare o eccezionali per la pianura (Aristolochia lutea, Arum maculatum, Asparagus tenuifolius, Carex pilosa, Corydalis cava, Crocus biflorus, Erythronium dens-canis, Euphorbia dulcis, Festuca heterophylla, Helleborus foetidus, Leucojum vernum, Luzula campestris, L. pilosa, Potentilla sterilis, Scilla bifolia, ecc.); speriamo di incontrare anche Daphne mezereum e Convallaria majalis, da anni non più osservate! E poi una ricca varietà di specie arboree, con querce, ontani, pioppi, olmi, platani, noccioli e biancospini.
- itinerario Spirano
- Fontanili di Spirano
- Bosco dei Fontanili, Crocus biflorus
- Bosco dei Fontanili, Leucojum vernum
- Bosco dei Fontanili, Scilla bifolia
- Bosco dei Fontanili, Erythronium dens-canis
- Corydalis cava
- itinerario Pognano - Lurano
- Bosco San Giuseppe
- Bosco San Giuseppe
- Fontana Nuova
- Rampazzone
- Rio Rampazzone
- Rio Rampazzone
- campagna a S del Rampazzone
- verso il Bosco San Giuseppe
- San Canziano
- Fontanili di Spirano
- Fontanili di Spirano
- lungo la Roggia Pagazzana, Pulmonaria officinalis
- Bosco San Giuseppe, Viola odorata
- presso il Bosco San Giuseppe
- presso il Bosco San Giuseppe
- presso il Bosco San Giuseppe
- Bosco di Lurano, Scilla bifolia
Quota massima: 1068
Dislivello complessivo: circa 600 m
Lunghezza: circa 8.5 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: Escursionismo facile, su sentieri e mulattiere
Contatti: Luca Mangili, 035593518 - 3319465986
Pur non essendo tra le cime più rinomate del Triangolo Lariano, il Monte Megna offre bellissimi viste su tutte le cime circostanti e alcuni scorci del lago, ed è alquanto interessante per la presenza diffusa di massi erratici, una flora abbastanza ricca (molte fioriture primaverili!) e numerosi esemplari arborei di ragguardevoli dimensioni, fra cui una rovere ed uno splendido cerro poco sotto la cima e due enormi castagni in prossimità dell’Alpe del Monte, antico nucleo rurale in posizione panoramica.
- itinerario
- Quercus petraea poco sotto la cima
- Quercus cerris poco sotto la cima
- dalla cima del Megna, verso le Grigne
- Alpe di Monte
- Alpe di Monte, vista verso Grignetta, Coltignone e Resegone
- Pozzolo
- Monte Megna, Quercus cerris
- Monte Megna, Quercus cerris
- Monte Megna
- Monte Megna
- lungo il crinale dalla Croce del Megna ai Prati di Pagnano
- lungo il crinale dalla croce del Megna ai Prati di Pagnano
- Castgno centenario presso l'Alpe di Monte
- Castagno centenario presso l'Alpe di Monte
- Castagno centenario presso l'Alpe di Monte
- Alpe di Monte
- Alpe di Monte
- Alpe di Monte
Quota massima: 110 m
Dislivello complessivo: insignificante
Lunghezza: circa 8.5 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: elementare: passeggiata su strade campestri e sentieri facili
Contatti: Luca Mangili: 3319465986 - 035593518
Camminata tranquilla nella bella campagna di Pumenengo, in un paesaggio gradevole per la presenza di canali sempre ricchi d’acqua, prati, lembi di bosco e fontanili, nell’area compresa tra l’Oglio e una evidente scarpata con andamento sinuoso, che si eleva ad alcune centinaia di metri dal fiume. E’ il periodo della strepitosa fioritura di Galanthus nivalis!
- itinerario
- castello Barbò
- lungo il Cavo Molinara
- lungo il Cavo Molinara
- asta di fontanile
- Galanthus nivalis
- lembo di bosco a S della Fontana Nuova
- fiume Oglio
- lungo il Naviglio Pallavicino
- Galanthus nivalis
- Galanthus nivalis
- Galanthus nivalis
- Galanthus nivalis
- Helleborus foetidus
- a S della Fontana Vecchia
- a S della Fontana Vecchia
- fontanile
- fiume Oglio
- lungo il Cavo Molinara
- lungo il Cavo Molinara
- lungo il Cavo Molinara
- lungo il Cavo Molinara
- lungo il Naviglio Pallavicino
Quota massima: 700
Dislivello complessivo: circa 300 m
Lunghezza: circa 7 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: Escursionismo facile; tutto l'itinerario è su mulattiere, sterrati e sentieri CAI.
Contatti: Luca Mangili, 035593518 - 3319465986
Escursione sul “Monte dei Frati”, dalla storica abbazia di Fontanella alla cima del Monte Canto, inizialmente percorrendo un buon tratto dell’antica mulattiera che collegava l’abbazia al borgo di Canto, poi su facili sentieri. Suggestivo panorama dalla chiesa di Santa Barbara, lembi superstiti di querceta a rovere lungo il crinale, uno splendido roccolo e, speriamo, le prime fioriture!
- itinerario
- L'abbazia di Fontanella dalla mulattiera per Canto
- L'abbazia di Fontanella dalla mulattiera per Canto
- Querceta tra Fontanella e Porcile
- Santa Barbara
- Roccolo sul crinale tra Santa Barbara e Caprile
- Helleborus viridis
- Santa Barbara
- Santa Barbara
- Monte Canto
- Potentilla micrantha
- verso Fontanella
Quota massima: 155 m
Dislivello complessivo: 30 m
Lunghezza: circa 7.8 km
Durata: 5 h
Difficoltà: Passeggiata
Contatti: Luca Mangili, 3319465986 - 035593518
L’escursione, che si svolge nella campagna tra Cologno al Serio ed il fiume, offre più motivi d’interesse. Il fontanile del Campino spicca per l’ampiezza della testa, la copiosa portata e la bellezza della cortina arborea che per lungo tratto costeggia l’asta; la sorgente principale è arricchita dall’apporto di alcune sorgenti secondarie, ma nelle vicinanze sono presenti altri fontanili (non sempre attivi) che indirizzano altrove le loro acque; notevole la presenza di Lithospermum officinale, molto raro nella Bergamasca. Nei pressi, l’antica chiesa campestre del Campino (intitolata San Gregorio Magno, della quale si hanno notizie dalla metà del XVI secolo), ospita un interessante affresco del “Giudizio Universale”. Resti di un mulino cinquecentesco si trovano presso la Cascina Campagna. A breve distanza dal fiume Serio, il grande Lago del Guado, realizzato in una cava dismessa, rappresenta un importante riferimento per numersi uccelli acquatici, soprattutto nella stagione invernale.
- itinerario
- alla chiesa del Campino
- fontanile del Campino
- fontanile del Campino
- lungo l'asta del Campino
- lungo l'asta del Campino
- lungo l'asta del Campino
- Platanus x hispanica
- Lago del Guado
- Lago del Guado
- Lago del Guado
- Lago del Guado
- Lago del Guado
- Lago del Guado
- lago del Guado
- Lago del Guado
- Lago del Guado
- Lago del Guado
- presso il Lago del Guado
- lungo il Serio, Arundo donax
Quota massima: 1.325 m
Dislivello complessivo: circa 400 m
Lunghezza: circa 8 km
Durata: circa 6/7 h
Difficoltà: escursionismo facile
Note: ATTENZIONE: per il parcheggio occorre esporre bene in vista il tagliando gratta e sosta, acquistabile presso quasi tutti gli esercizi commerciali di Gandino al costo di 2 €.
Contatti: Luca Mangili, 035593518 - 3319465986
Ben visibile dal fondovalle di Gandino, la Croce del Corno è un punto eminente dell’accidentato crinale che divide la Val d’Agro dalla Valpiana; la si raggiunge con percorsi discretamente impegnativi e in parte attrezzati, ma quello proposto non presenta alcuna difficoltà ed è alquanto appagante per la bellezza dei luoghi e la panoramicità.
Da Gandino si deve risalire in auto la Valpiana, percorrendo una strada un po’ stretta e tortuosa, a tratti ripida, ma interamente asfaltata; si parcheggia in uno degli slarghi (1.020 m circa) in corrispondenza dei cartelli che consentono la prosecuzione ai soli mezzi autorizzati. ATTENZIONE: occorre esporre bene in vista il tagliando gratta e sosta, acquistabile presso quasi tutti gli esercizi commerciali di Gandino al costo di 2 €.
Ci si incammina lungo la strada asfaltata per circa 1 km, prendendo quota con alcuni tornanti; raggiunto il crinale della Valpiana (1.236 m) si prende la strada agro-silvo-pastorale a sinistra, che tra boschi e belle radure arriva fino al grande piano pascolivo di Campo d’Avene (1.266 m).
Poco prima della cascina, sulla sinistra si stacca un sentiero (segnavia CAI 548a) che entra quasi subito nel bosco puntando verso il Pizzo Secco; in breve si raggiunge il crinale (1.325 m), per poi scendere sul versante opposto fino alla solitaria Foppa di Cornaclì (1.213 m), suggestiva radura con una piccola cascina presso la quale il sentiero piega a destra e procede in falsopiano per un lungo tratto, per lo più nella boscaglia termofila che riveste i versanti sudorientali del Pizzo Secco e del Monte Corno
Superato l’incrocio (1.242 m) con il sentiero CAI 544a che sale direttamente dalla Valpiana, con pochi tornanti un po’ ripidi si raggiunge la panoramica Croce del Corno (1.274 m), a circa 600 m dalla cima principale (1.374 m), ben visibile e – per i più ardimentosi – raggiungibile seguendo una traccia piuttosto evidente.
Dopo la sosta per il pranzo si ritorna alla Foppa di Cornaclì, la si attraversa e si imbocca un sentiero che scende nel bosco fino alla cascina Bagotto, per poi seguire una stradina che arriva al fondovalle dei pressi del parcheggio.
L’itinerario è floristicamente abbastanza ricco, ma data la stagione inoltrata le fioriture osservabili saranno scarse; confidiamo nei vivaci colori autunnali dei boschi!
Quota massima: 1360
Dislivello complessivo: 450 m
Lunghezza: circa 7 km
Durata: circa 6 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: Luca Mangili - 035593518 - 3319465986
L’escursione, sul crinale tra le basse valli Brembana e Seriana, è tra le più classiche delle montagne berganasche. La Cornagera affascina sempre, per i suoi singolari fenomeni geologici (il labirinto e le ardite torri rocciose, i ghiaioni e il Buco della Carolina), la bella vista sulle montagne circostanti e l’interessantissima flora, della quale, data la stagione., non sara possibile ammirare le fioriture, ma certamente riconosceremo molte specie (armarsi di taccuino, faremo un rapido censimento!). Il ritorno avviene attraverso una fitta faggeta, alcuni bei roccoli e i prati che dominano l’abitato di Aviatico.
- itinerario
- Cornagera
- Cornagera
- la cima della Cornagera
- il "labirinto" della Cornagera
- Monte Poieto, faggeta
- Monte Poieto, dalla Forca di Aviatico a Cantul
- Cornagera, alle torri
- Cornagera, alle torri
- Cornagera, alle torri
- il"labirinto"
- Cornagera
- Cornagera
- Cornagera, verso il Poieto
- Buco della Carolina
- Buco della Carolina
Quota massima: 1526 m
Dislivello complessivo: 650 m
Lunghezza: circa 12 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: Escursionismo facile (tutto il percorso è su tracciati CAI)
Note: Per il parcheggio in Val Piana è necessario munirsi di tagliando gratta e sosta (2€).
Contatti: Luca Mangili, 3319465986 - 035593519
Escursione fra i pascoli e i boschi del crinale tra la Valgandino e la Val Borlezza, in ambiente sereno con bella vista sulla Presolana e uno scorcio del lago d’Iseo; ultime fioriture di stagione! Il Monte Fogarolo è localmente conosciuto come “Coren de l’altar” per la bizzarra formazione rocciosa che ne corona la cima, ospitante una discreta stazione di Campanula elatinoides.
- itinerario
- Pozza del Fogarolo
- Monte Fogarolo, vista verso il lago d'Iseo e il Monte Guglielmo
- Monte Fogarolo
- verso Campo d'Avene
- Campo d'Avene
- Campo d'Avene
- Monte Fogarolo
- Monte Fogarolo
- Monte Fogarolo
- Monte Fogarolo
- dai Morti della Montagnina verso Campo d'Avene
- dai Morti della Montagnina verso Campo d'Avene
- Campo d'Avene - Colchicum autumnalis
Quota massima: 2.054 m
Dislivello complessivo: circa 600 m
Lunghezza: circa 11.5 km
Durata: 7/8 ore
Difficoltà: escursionismo facile
Note: - tra Roncobello e Capovalle, all'apposita colonnina, munirsi di ticket per il parcheggio (costo: 2 €)
Contatti: Luca Mangili, 035593518 - 3319465986
Meta di questa escursione è il bel crinale che corre dalla Cima di Menna alla Corna Piana, solitamente poco frequentato e ricco di fiori.
Da Roncobello si sale a Capovalle (lungo la strada munirsi di ticket per il parcheggio all’apposita colonnina) e si continua fino al termine della strada asfalta dove si parcheggia (1.600 m). Si imbocca il sentiero CAI 219 per il Passo Branchino, che subito attraversa il torrente, supera le Baite di Mezzeno e prosegue costantemente in salita sul versante occidentale del Corno Branchino, attraverso tratti di bosco misto e arbusteti di pino mugo e maggiociondolo, superando alcune vallecole; oltrepassata una piccola baita il sentiero piega decisamente a sinistra e, con alcuni saliscendi e un ultimo strappo, si porta al Passo Branchino (1.828 m), con bella vista sul lago sottostante. Dopo una sosta si prende a destra il sentiero CAI 231; si attraversano alcuni avvallamenti per poi portarsi sul panoramico crinale della Val Vedra (1.850 m circa, a breve distanza dal passo omonimo, da cui transita il Sentiero dei Fiori Claudio Brissoni) che si presenta come una grande conca interamente pascoliva; quasi subito, nei pressi di una pozza, si abbandona il sentiero e si inizia a risalire senza difficoltà il largo crinale, talvolta un po’ ripido, erboso sul versante meridionale, a tratti roccioso e precipite su quello settentrionale; superato il Monte Vetro (2.054 m) si prosegue fino al Monte Vindiolo (2.053 m), appena discosto dalla crinale, da cui si gode un panorama di primordine su gran parte delle Orobie Brembane; proseguendo in cresta ci si abbassa all’ampio Passo del Vindiolo (1.967 m), da cui una traccia abbastanza evidente contorna in quota la cima e riporta alla pozza in prossimità del crinale, oltre la quale si ripercorre il tracciato seguito all’andata.
L’intera escursione è floristicamente interessante, ma il tratto più ricco è quello del crinale, dove, fra le molte specie, è possibile osservare anche Allium victorialis, Anemonastrum narcissiflorum, Antennaria dioica, Arnica montana, Athamanta cretensis, Carex austroalpina, C. firma, Coeloglossum viride, Daphne mezereum, D. striata, Dryas octopetala, Fritillaria tubiformis, Gentiana clusii, G. lutea, Geum montanum, Gymnadenia conopsea. G. odoratissima, Hedysarum hedysaroides, Helianthemum nummularium subsp. grandiflorum, H. alpestre, Horminum pyrenaicum, Hypochoeris uniflora, Juniperus nana, Leontopodium alpinum, Linum alpinum, Nigritella rhellicani, Phyteuma orbiculare, Pinus mugo, Plantago serpentina, Platanthera bifolia, Polygonum viviparum, Potentilla aurea, Pseudorchis albida, Pulsatilla alpina subsp. austroalpina, Ranunculus thora, Salix reticulata, Salix serpyllifolia, Vaccinium gaultherioides, Valeriana saxatilis, Viola dubyana.
Sulle pendici del Corno Branchino, con un po’ di fortuna, nascoste nell’arbusteto si possono osservare alcuni esemplari della rara Pedicularis foliosa, presente con popolazioni più numerose oltre il passo.
- itinerario
- il Lago Branchino dal passo omonimo
- il crinale tra i monti Vindiolo e Vetro
- Monte Vetro
- Monte Vindiolo, verso il passo omonimo e il Pizzo
- Monte Vindiolo, verso Corna Piana e Arera
- Passo del Vindiolo, Anemonastrum narcissiflorum
- Pedicularis foliosa
- Val Branchino
- Monte Vetro, lungo il sentiero per il Vindiolo
- Monte Vetro, Hypochoeris uniflora
- Monte Vetro, Gymnnadenia conopsea
- Monte Vetro, Cerastium latifolium
- Monte Vetro, vista verso la Corna Piana
- Monte Vindiolo, vista verso il Mone Vetro
- crinale tra il Monte Vetro e il Vindiolo
- verso il Pizzo
- Monte Vindiolo
Quota massima: 1.875 m
Dislivello complessivo: circa 800 m
Lunghezza: circa 9.5 km
Durata: 7/8 h
Difficoltà: facile, ma a tratti un po' faticosa, la salita al Resegone; è richiesta un po' di attenzione per la breve traversata al Pizzo Daina
Contatti: Luca Mangili, 035593518 - 3319465986
In posizione periferica e nettamente più elevato delle montagne circostanti, il Resegone è uno splendido punto di osservazione su gran parte dell’arco alpino, i laghi brianzoli e l’intera pianura fino all’Appennino; inoltre, per la sua collocazione al margine prealpino meridionale e la costituzione dolomitica, vanta una flora ricchissima, comprendente un gran numero di specie endemiche o rare, molte delle quali particolarmente attraenti per la loro bellezza.
Dal paese di Fuipiano Imagna si prende la strada per Brumano; dopo circa 3 km si parcheggia negli slarghi lungo la strada, in località “la sbarra” (1.130 m), dove inizia una strada sterrata agro-silvo-pastorale, cui inizialmente si sovrappone il sentiero CAI 578.
La si segue per circa 1.2 km, fino alle indicazioni per il rifugio Grande Faggio – Passo del Palio, dove il tracciato CAI piega a destra, diviene un sentiero fra i prati e rapidamente conduce al rifugio (1.255 m), lo oltrepassa, attraversa una valletta e quindi uno sterrato per poi salire tra pascoli, arbusteti e lembi di bosco fino alla Bocca di Palio (1.390 m), piccolo valico sul crinale tra le valli Imagna e Taleggio.
Si sale ora verso sinistra, sul sentiero CAI 571, che alterna tratti ripidi e un po’ faticosi ad altri più riposanti, dapprima nella faggeta ombrosa, poi fra gli arbusteti e infine nella prateria rocciosa; con un po’ di sforzo si giunge al rifugio Azzoni, annidato proprio sotto la cima principale, quindi, in pochi minuti, si è alla grande croce di vetta (1.875 m, denominata Monte Serrada o Punta Cermenati).
La cima, eccessivamente frequentata, è floristicamente impoverita; per osservare un maggior numero di specie bisogna portarsi in ambiente più integro, pertanto conviene ridiscendere al rifugio Azzoni e percorrere un tratto del sentiero delle creste (ancora segnavia CAI 571, ma nella direzione opposta a quella percorsa in precedenza), molto suggestivo e panoramico, che richiede un minimo di attenzione; aggirata la Torre di Valnegra (1.852 m) ci si abbassa ad una selletta e per poi risalire al Pizzo Daina (1.864 m), ricchissimo di fiori, dove si sosta per il pranzo.
Il ritorno avviene sul medesimo percorso dell’andata.
Tra le specie più interessanti presenti lungo il percorso si segnalano: Achillea clavennae, Allium insubricum, Aquilegia confusa, Arabis bellidifolia, Arctostaphylos alpinus, Atamantha cretensis, Barbarea bracteosa, Bupleurum petraeum, Campanula cochleariifolia, C. raineri, Carex ornithopoda, Centaurea rhaetica, Clematis alpina, Coeloglossum viride, Crepis froelichiana subsp. dinarica, Cytisus emeriflorus, Daphne striata, Dryas octopetala, Erigeron alpinus, Gentiana clusii, G. utriculosa, Globularia cordifolia, G. nudicaulis, Grafia golaka, Gymnadenia conopsea, G, odoratissima, Helianthemum alpestre, H. nummularium subsp. grandiflorum, Horminum pyrenaicum, Inula hirta, Laserpitium nitidum, Leontopodium alpinum, Linum alpinum, Pedicularis gyroflexa, Physoplexis comosa, Pinguicula leptoceras, Potentilla caulescens, Primula auricula, P. glaucescens, Pulsatilla alpina subsp. austroalpina, Ranunculus alpestris, R. thora, Rhaponticum scariosum, Rhododendron hirsutum, Rumex scutatus, Saxifraga aizoides, S.caesia, S. mutata, S. vandellii, Selaginella selaginoides, Telekia speciosissima, Valeriana saxatilis, Viola biflora, Viola dubyana.
- itinerario
- il Resegone dai pressi della Bocca di Palio
- Rhaponticum scariosum
- passaggio tra la Torre di Valnegra e il Pizzo Daina
- il Resegone dal Pizzo Daina
- Pizzo Daina, Leontopodium alpinum
- Physoplexis comosa
- Allium insubricum
- Viola dubyana
- verso la Bocca di Pallio, vista su Pizzo Brumano, Pizzo Daina e Torre di Valnegra
- Crepis froelichiana subsp. dinarica
- passaggio alla Torre di Valnegra
- passaggio alla Torre di Valnegra
- colletto tra la Torre di Valnegra e il Pizzo Daina
- colletto tra la Torre di Valnegra e il Pizzo Daina
- Pizzo Daina, verso il Resegone - Pedicularis gyroflexa
- Pizzo Daina, verso Resegone e Torre di Valnegra
- Pizzo Daina, Pinguicula leptoceras
- Pizzo Daina
- Pizzo Daina
- Pizzo Daina, verso Resegone e Torre di Valnegra
- camosci al Pizzo Brumano
- Torre di Valnegra
Quota massima: 2050
Dislivello complessivo: 250 m circa
Lunghezza: 7 km circa
Durata: 6 h
Difficoltà: nessuna, percorso facile alla portata di tutti
Contatti: Luca Mangili, 035593518 - 3319465986
Il Passo dello Spluga si trova alla testata della Val San Giacomo, sul confine svizzero. Un grande lago artificiale occupa l’antico pianoro glaciale, alla cui estremità si trova il piccolo abitatoi di Montespluga (1920 m), partendo dal quale effetteremo una breve ricognizione sulle rive del lago e nella parte iniziale della Val Loga; quindi ci porteremo al parcheggio sotto la diga (1890 m), nei pressi del rifugio Stuetta, dal quale risaliremo i pascoli fino al Lago degli Andossi (2040 m).
Zona con fioriture ricchissime!
- Val Loga
- Val Loga, Gentiana aculis
- Montespluga, Viola calcarata
- verso il Lago degli Andossi, Primula farinosa
- il Lago di Montespluga dagli Andossi
- Androsace chamaejasme
- Lago degli Andossi
- Gli Andossi, Primula hirsuta
- Gli Andossi, Pulsatilla vernalis
- Gli Andossi, Crocus albiflorus
- Gli Andossi, Kalmia procumbens
- Gli Andossi, Dryas octopetala
- Lago degli Andossi
- al Lago degli Andossi
- al Lago degli Andossi
- Piz di Pian e Piz Ferré dagli Andossi
- Val Loga, Daphne striata
- Val Loga, Leucanthemospsis alpina
- Val Loga, Linaria alpina
- Val Loga, Linaria alpina
- Val Loga, Viola calcarata
Quota massima: 1.664 m
Dislivello complessivo: 650 m circa
Lunghezza: circa 12 km
Durata: 7/8 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: Luca Mangili, 035593518 - 3319465986
L’itinerario proposto si svolge quasi interamente lungo il sentiero CAI 151 che ricalca l’antica mulattiera da Avolasio ai Piani di Artavaggio, oggi trasformata in una strada sterrata. Sempre appagante la vista, che spazia sull’intera Val Taleggio, dal Resegone al Sodadura al Sornadello, mentre si attraversano prati e pascoli in massima parte ancora utilizzati e ben curati, cosparsi di cascine e inframmezzati da alcuni tratti boscosi.
Da Vedeseta si raggiunge la minuscola frazione di Avolasio (1.047 m) e si parcheggia nei pressi della chiesa, a destra della quale si procede lungo la strada asfaltata (segnavia CAI 151, Piani di Artavaggio) che presto diviene uno sterrato. Un breve tratto ripido nel bosco rado conduce all’ampio dosso pianeggiante di Prato Giugno (1.268 m) in bellissima posizione panoramica e con un interessante nucleo di rustici, purtroppo parzialmente in rovina.
Dopo una salita non faticosa, superate alcune belle cascine, si procede in falsopiano fino al Prato del Tona (1.390 m), quindi in leggera discesa si raggiunge il valico di Sella (1.370 m), dove sorge un grande roccolo.
Da qui si riprende a salire moderatamente fino a raggiungere il crinale con la Valsassina (1.580 m circa) dove si abbandona il tracciato CAI per portarsi rapidamente alla grande Casera di Maesimo, al centro di un pascolo arioso.
Chi fosse stanco o già sufficientemente appagato dal percorso effettuato può attendere qua, mentre i più volenterosi potranno raggiungere lo Zucco di Maesimo (1.664 m), con una salita di circa mezz’ora; dalla cima, che emerge un po’ a fatica dal bosco, si gode un’ampia vista sulla Valsassina e la Val Taleggio.
Il ritorno si svolge sul medesimo percorso dell’andata, ma prevede una breve deviazione in località Prato del Tona, per raggiungere una cimetta molto panoramica (Sella Alta, 1.450 m circa) sormontata da un crocefisso.
Lungo l’itinerario non sono presenti specie rare o di particolare interesse, ma le copiose le fioriture dei prati e dei pascoli formano un vivacissimo caleidoscopio di colori; sulle roccette e nelle conche sommitali dello Zucco di Maesimo crescono alcune specie più interessanti, ma con fioriture concentrate in altri periodi.
- itinerario
- Prato del Tona
- lo Zucco di Maesimo dai Pressi di Sella
- cimetta q. 1.450 (Sella Alta)
- Prato Giugno, verso il Resegone
- Prato del Tona e Corno Zuccone
- Prato del Tona, verso I Canti
- verso Sella Alta
- al roccolo presso la cascina q. 1410
- al roccolo presso la cascina q. 1410
- al roccolo presso la cascina q. 1410
- al roccolo presso la cascina q. 1410
- Val Bordesiglio
- verso Sella Alta
- presso la casera di Maesimo - Crocus albiflorus
- presso la casera di Maesimo - Helleborus niger
- casera e Zucco di Maesimo
- Primula elatior
- Val Bordesiglio
- Zucco di Maesimo
- Sella Alta
- Sella Alta
- Viola tricolor
- Orchis pallens
Quota massima: 1.300 m
Dislivello complessivo: circa 450 m
Lunghezza: circa 11.5 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: per info Angiolino: 346 0380931
L’escusione si svolge lungo il crinale dolomitico che dalla cima dell’Alben (2.020 m) si protende verso i monti Secretondo (1.557 m) e Cima Tisa (1.320 m), separando la Val Vertova dalla Valle del Riso, in ambiente per lo più boschivo.
Raggiunta in auto l’ampio terrazzo pascolivo di Cavlera, con magnifca vista sulla bassa e media Valle Seriana, si parcheggia subito dopo il Rifugio Alpini.
Si torna per un brevissimo tratto sulla strada appena percorsa e subito si imbocca a destra il tracciato CAI 530, su di una stradina sterrata che s’innalza per poche decine di metri e contorna il versante occidentale della Cima Tisa, per poi abbassarsi rapidamente attraverso una bella faggeta fino ad un valico (1.140 m) poco prima della località Dasla; al bivio si tiene ancora a destra e si scende rapidamente alla cascina Squassoli (1.071 m), sul versante della Val del Riso, oltre la quale si incontra subito il sentiero CAI 526 A, ben tracciato e facilmente percorribile, che raggiunge il bivacco Plana con circa 2.8 km in falsopiano o leggera salita, aggirando di volta in volta alcune vallecole e cimette scoscese.
Il bivacco (1.250 m), ottenuto dalla ristrutturazione di una piccola cascina, si trova sul versante NE del Monte Secretondo, in una bella radura con vista sulla Valle del Riso e buona parte delle cime dell’alta Valle Seriana.
Per il ritorno si percorre a ritroso il medesimo tracciato dell’andata.
Il principale interesse floristico dell’escursione consiste nella presenza di ricche stazioni della rara Primula albenensis, magnifico endemita esclusivamente orobico rinvenibile solo in poche località, spesso difficilmente accessibili; da segnalare anche l’occasionale incontro di alcuni esemplari di Saxifraga petraea lungo il primo tratto del percorso. Copiose tutte le fioriture primaverili dei boschi e delle roccette dolomitiche.
La località Cavlera si raggiunge da Vertova, con una strada un po’ lunga (circa 7 km) e tortuosa, ma percorribile senza difficoltà; provenendo da Bergamo conviene entrare in paese da via IV Novembre (quella che costeggia il torrente) e seguirla fino a Largo Vittorio Veneto, dove si svolta a destra su via Don A. Brini; dopo alcuni tornanti, oltre la chiesa, si prende subito a sinistra Via Cereti (indicazioni: Monte Cavlera) che in seguito diviene Via degli Alpini, sulla quale si rimane fino al parcheggio.
Quota massima: 720 m
Dislivello complessivo: 300 m
Lunghezza: 9.5 km
Durata: circa 6 h, soste comprese
Difficoltà: nessuna, percorso facilissimo
Contatti: Luca Mangili, 035593518 - 3319465986
Escursione facilissima, sulle colline tra la Val Cavallina e il basso Sebino, quasi interamente sul sentiero CAI 701, per lo più in ambiente boschivo. Una breve deviazione consente di raggiungere la suggestiva chiesetta di San Rocco, isolata e in posizione panoramica sulla cima di un colle. Fioriture di fine inverno
La partenza è dal parcheggio presso la chiesa di Gafforelli (frazione di Foresto Sparso).
Quota massima: 1240 m
Dislivello complessivo: 700 m
Lunghezza: circa 11.5 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: Escursionismo facile
Contatti: Luca Mangili: 035593518 - 3316465986
Rivolta verso il Sebino, la Valle di Fonteno si presenta come una conca verdissima, dal paesaggio dolce e armonioso, sia pur profondamente plasmato dall’uomo, che nel passato ha creato vaste superfici prative a discapito del bosco; alla base dell’economia montana, la fienagione ha garantito per secoli la manutenzione del territorio, il cui utilizzo è sempre stato rispettoso anche se estremamente capillare, come testimoniano ancora oggi una densa toponomastica di antica origine, la fitta rete di mulattiere e sentieri, nonché lo straordinario numero di cascine, grandi e piccole, spesso pregevoli, che con qualche esagerazione vengono fatte assommare a 365, una per ogni giorno dell’anno.
L’itinerario proposto percorre interamente la valle, dal paese fino al crinale, facendone apprezzare i molteplici aspetti naturalistici e offrendo sempre bei panorami, soprattutto nella parte alta.
Si parcheggia l’auto in Piazza Belvedere (600 m), a sinistra appena prima della chiesa; da qui si raggiunge rapidamente la piazzetta antistante la chiesa e si prosegue sulla via principale (via Campello), che sale verso la parte alta del paese e in breve esce dall’abitato, trasformandosi in un percorso, inizialmente acciottolato e poi sterrato, che ricalca fedelmente l’antica mulattiera del Torès (Torrezzo). Dopo gli ultimi terrazzamenti sostenuti da muri di pietra, addentrandosi nella valle si supera l’antica chiesetta del Santello (701 m), quindi si procede in falsopiano per lo più nel bosco, senza mai abbandonare il tracciato principale. Dopo una leggera salita, lasciato a destra un bivio, la vista si apre sulla parte centrale della valle, tutta prati e cascine dai nomi evocativi (Stalet del Biosca, Mut, Dis, Stalet de Dis, I Sancc, Fudrighì). In località Santel Falsegn è presente una bella edicola, recentemente restaurata, dove accanto a una Madonna che regge Gesù deposto dalla croce sono raffigurati San Defendente e San Lucio, quest’ultimo particolarmente venerato da mandriani e pastori. La salita si accentua, si oltrepassano le località Camonga, Largon e la captazione dell’acquedotto di Fonteno (921 m); quindi si procede su una strada forestale, fra rimboschimenti di abete rosso e larice, e con alcuni tornanti si raggiunge il crinale in corrispondenza di un panoramico colletto (1240 m circa) tra i monti Torrezzo (1378 m) e Sicolo (1273 m), con bellissima vista sull’intera valle e gran parte delle montagne bergamasche.
Si continua, in leggera discesa, sulla stradina che taglia il versante del Sicolo; dopo un capanno il sentiero attraversa il crinale, portandosi sul versante settentrionale per poche centinaia di metri, quindi ritorna sul versante meridionale e mantenendosi sempre prossimo alla cresta, sfiora un paio di capanni e raggiunge la cima boscosa del Monte Boario (1231 m).
Un po’ ripidamente ci si abbassa ad un bel pianoro (1084 m) con una pozza e una moderna santella, quindi alla cascina Boer (1041 m), dominante un pascolo oggi in abbandono, in splendida posizione panoramica; rientrati nel bosco, il sentiero passa per il Colle di Luen (882 m), e dopo un’ulteriore discesa sbuca (832 m ) su una strada asfaltata (via Torquato Tasso) da seguire fino alla piazzetta della chiesa da cui si raggiunge il parcheggio.
Il percorso è ricco specie interessanti, anche assai vistose, ma alla fine di ottobre le fioriture sono ormai concluse; i colori che potremo ammirare saranno quelli autunnali di castagni, carpini neri, betulle, querce, noccioli e larici, un vivace caleidoscopio di gialli, bruni e arancione tra le macchie scure degli abeti rossi.
- itinerario
- terrazzamenti all'inizo della mulattiera del Torés
- lungo la mulattiera del Torés
- lungo la mulattiera del Torés
- Val di Fonteno
- Castanea sativa
- al colletto tra Torrezzo e Sicolo
- al colletto tra Torerzzo e Sicolo
- verso Boer, Betula pendula
- Boer
- Quercus cerris
- Val di Fontenp
- Val di Fonteno
- Campanula trachelium
- Cirsium erisithales
- verso il Monte Sicolo
- vista dal Monte Scolo
- vista dal Monte Boario
- Monte Boario
- Monte Boario
- Boer
- Boer
- Corna Trenta Passi
- Campanula glomerata
Quota massima: 1.563 m
Dislivello complessivo: circa 500 m
Lunghezza: circa 7 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: Luca Mangili, 035593518 - 3319465986
Escursione molto panoramica, tra pascoli con antiche cascine, belle faggete in abito autunnale e sorprendenti ambienti rocciosi.
Quota massima: Monte Ocone, 1.353 m
Dislivello complessivo: circa 350 m
Lunghezza: circa 5 km
Durata: 5-6 h
Difficoltà: Escursionismo facile; un po' ripido l'ultimo tratto di salita alla cima
Contatti: Luca Mangili, 035593518 - 3319465986
Escursione facile e breve, sul crinale tra la Valle Imagna e la Val San Martino, che tocca alcuni dei luoghi più cari agli escursionisti che percorrevano le nostre Prealpi nei primi decenni del ‘900. Bei prati, faggete e belle vedute sui laghi brianzoli e gran parte delle montagne bergamasche.
- itinerario
- Monte Picchetto
- Pertusino, verso Ocone, Camozzera e Resegone
- Ocone e Corna Camozzera
- Monte Picchetto
- Monte Ocone
- dal Pertusino verso Rasmi, Coprinus comatus
- dal Pertusino verso Rasmi, Coprinus comatus
- presso Forcella Bassa, Gentianopsis ciliata
- presso Forcella Bassa, galla di Diplolepis rosae
- Forcella Alta
- Forcella Alta, Gentianopsis ciliata
Quota massima: 1.546
Dislivello complessivo: circa 500 m
Lunghezza: circa 12.5 km
Durata: 6-7 h
Difficoltà: escursionismo facile
Contatti: Luca Mangili; 035593518 - 3319465986
Escursione su facili sentieri e sterrati, in massima parte sull’ampio crinale che divide la Valle Imagna dalla Val Taleggio, con belle vedute, soprattutto verso il Resegone.
- itinerario
- il Resegone dalla cima q. 1.410, sopra il Passo del Palio
- la Bolla di Valbona e lo Zucco di Valmana
- Bocca di Palio, Colchicum autumnale
- Bocca di Palio, Gentiana asclepiadea
- Costa del Palio, Gentiana asclepiadea
- Costa del Palio
- Costa del Palio, verso la Val Taleggio
- Costa del Palio
- Costa del Palio
- Zucco di Valmana
- Zucco di Valmana
- Zucco di Valmana
- Palio, affresco votivo su una cascina
Quota massima: 2167 m
Dislivello complessivo: circa 650 m
Lunghezza: circa 8.5 km
Durata: 7/8 h
Difficoltà: Escursionismo facile
Note: - tra Roncobello e Capovalle, all'apposita colonnina, munirsi di ticket per il parcheggio (costo: 2 €) - l'escursione si svolge interamente su sentieri CAI.
Contatti: Luca Mangili
Ingiustamente trascurato dagli escursionisti, che partono da Mezzeno diretti per lo più ai Laghi Gemelli oppure al Passo Branchino, l’itinerario proposto conduce alla scoperta di luoghi appartati e dalla bellezza austera, caratterizzati dalla più tipica flora silicicola.
Da Roncobello si sale in auto alla frazione Capovalle e si prosegue fino al termine della strada, dove si parcheggia (1.600 m); è necessario esporre il ticket (2 €) precedentemente acquistato all’apposita colonnina posta in località Madonna della Mano, tra Roncobello e Capovalle (segnaletica).
Appena oltre il parcheggio, si inizia a risalire il versante a sinistra, lungo un sentiero CAI comune ai percorsi 215 e 217, purtroppo assai sconnesso per l’eccessiva frequentazione; il tracciato, ora al limite del pascolo, ora nella boscaglia rada, sale con alcuni bruschi tornanti tra le prese dell’acquedotto, finché alla quota di 1780 m sbuca su un pendio più dolce e si biforca.
Si tiene a sinistra la traccia 217, che sale ancora un poco fra folte macchie di mughi, e senza sforzo si arriva all’amplissimo pascolo di Monte Campo, con bella vista sulla bastionata calcarea che dall’Arera corre fino al Menna; si procede in falsopiano per un buon tratto, in direzione della Baita di Campo (1878 m), oltre la quale il sentiero riprende progressivamente a salire, mentre di fronte iniziano a far capolino le cime acuminate dei Tre Pizzi.
Entrati in un ampio vallone solitario, si risale gradualmente il pascolo cosparso di blocchi rocciosi, avendo sempre in vista le caratteristiche cime dei Tre Pizzi; superata una piccola baita (2116 m) si arriva ad un pianoro ondulato dall’evidente modellamento glaciale; ancora un breve tratto e, fra i dossi montonati sulla larga sella che separa i Tre Pizzi dal Pietra Quadra, ecco finalmente il piccolo lago, che nelle giornate serene appare di un blu profondo.
I Tre Pizzi sono ormai alle spalle; facilmente si può salire la cima settentrionale (2167 m), mentre quella centrale (2160 m) e meridionale (2151 m) sono più impegnative e distanti.
Di fronte, il Pietra Quadra appare come un muraglione roccioso severo e imponente.
Ovunque affiorano le rocce domina il caratteristico colore violaceo del Verrucano Lombardo, mentre sui pendii prevale il verde glauco delle praterie a festuca.
Proseguendo un po’ oltre la sella, con un facile sentiero si raggiunge il piccolo rifugio Tre Pizzi (2071 m), in posizione solitaria e suggestiva.
Gli ambienti vegetazionali presenti sono quelli tipici delle Orobie: rocce silicee, creste ventose, macereti grossolani e vallette nivali, versanti ripidi dominati da Festuca scabriculmis subsp. luedii, pascoli a nardo intervallati da ridotte aree umide o torbose, mugheta.
Tra le specie più caratteristiche di segnalano almeno: Agrostis rupestris, Ajuga pyramidalis, Androsace vandellii, Antennaria dioica, Anthoxanthum alpinun, Arnica montana, Astrantia minor, Avenella flexuosa, Botrychium lunaria, Campanula scheuchzeri, Carex echinata. C. pallescens, Cirsium spinosissimum, Daphne striata, Erica carnea, Eriophorum angustifolium, Gentiana acaulis, G. punctata, Geum montanum, Gnaphalium supinum, Homogyne alpina, Huperzia selago Hypochoeris uniflora, Juncus trifidus, Laserpitium halleri, Leontodon helveticus, Leucanthemopsis alpina, Mutellina adonidifolia, Nardus stricta, Pedicularis tuberosa, Peucedanun ostruthium, Phleum alpinum, Phyteuma betonicifolium, P. hedraianthifolium, P hemisphaericum, Pinguicula vulgaris, Potentilla aurea, P. nitida, Primula hirsuta, P. latifolia, Pseudorchis albida, Pulsatilla alpina subsp. apiifolia, Rhodiola rosea, Rhododendron ferrugineum, Saxifraga paniculata, Schlagintweitia intybacea, Sempervivum montanum, Silene acaulis, S. rupestris, Soldanella alpina, S. pusilla, Tricophorum caespitosum, Vaccinium gaultherioides, V. myrtillus, Viola palustris.
- itinerario
- Lago di Pietra Quadra
- dai Tre Pizzi verso il Pietra Quadra
- Mezzeno, Laburnum alpinum
- Mezzeno, Laburnum alpinum
- dall'Alpe Campo, verso Corno Branchino, Corna Piana e Arera
- verso Cima di Valmora, Corno Branchino, Corna Piana e Arera
- Alpe Campo
- Alpe Campo, lo Spondone
- Alpe Campo, verso il Vindiolo e il Pizzo
- Alpe Campo, verso il Monte Secco e la Cima del Fop
- all'Alpe Campo
- i Tre Pizzi
- i Tre Pizzi
- verso l'Arera
- il più settentrionale e più elevato (2167 m) dei Tre Pizzi
- sul Pizzo q. 2167
- sul Pizzo q. 2167
- verso il rifugio Tre Pizzi, le cime q, 2160 e 2151
- Mencucca
- laghetto dei Pianù e Mencucca
- Pedicularis tuberosa
- Phyteuma hedraianthifolium
- Homogyne alpina
- Hypericum richeri
- Gentiana punctata
- Gentiana punctata x purpurea